27 giugno 2012

- Pinealina, ghiandola pineale, serotonina e neuroscienze



La causa dei tanto auspicati sogni lucidi sperimentati da molte persone, sembra proprio dipendere da questo ormone/neurotrasmettitore, la pinealina.
NEUROGENESI
Non mi sono mai imbattuto in un argomento tanto evasivo quanto l'ormone/neurotrasmettitore pinealina, le relative documentazioni scientifiche non lasciano letteralmente tracce nella rete o nei libri di medicina. Quando incominciamo a parlare della pinealina a qualche medico-psichiatra, i suoi occhi inevitabilmente si dilatano in grossi punti interrogativi. Perché? Ma più importante del perché, per quale motivo nei più recenti testi di neuroscienze, non viene nemmeno nominato questo misterioso ormone? E' davvero così insignificante o dietro ad esso si può nascondere il vaso di Pandora?
Per farci un idea facciamo una breve panoramica nell'ombroso humus in cui si sono sviluppate le neuroscienze negli ultimi 70 anni. Fin dalla fine degli anni '40, molti dei gioielli (ormoni e neurotrasmettitori) del misterioso scrigno chiamato cervello, furono scoperti da neuroscienziati impegnati in ricerche private in ambito militare. E' risaputo che gli stipendi più sostanziosi e le attrezzature più innovative, possono essere finanziate solo attraverso l'uso di ingenti fondi neri, a cui possano attingere solo le agenzie d'Intelligence o privati facoltosi (che guarda caso sono sempre collegati alle società che prendono l'appalto alle ricerche top secret su commissione militare).
Grazie ad una compartimentalizzata rete sotterranea di ricerca, le scoperte scientifiche non riescono mai a fuoriuscire nella loro interezza all'esterno. Per questo non trovate ancora molte informazioni su certe proprietà “metafisiche” dell'epofisi (ghiandola pineale) e su alcuni ormoni/neurotrasmettitori nei testi della medicina ortodossa. Fino agli anni '60 i grossi finanziamenti alla “ricerca pubblica”, in merito a questa ghiandola, vennero sempre ostracizzati, con la scusa di ritenerla scarsamente importante; ma l'epofisi fu ampiamente studiata in ambito militare, soprattutto dalle varie fondazioni scientifiche ed università americane finanziate celatamente dalla CIA e dalle facoltose famiglie che ne dettano la politica. Già in epoca precedente a Cartesio, la pineale era considerata come la sede dell'anima e del pensiero. Ma alla CIA da sempre molto legata al cosiddetto mondo paranormal, non interessava se si potesse dimostrare scientificamente l'esistenza dell'anima come natura primigenia dell'uomo, bensì lo sviluppo dei poteri paranormali a cui veniva associava da sempre questa ghiandola. Quello che alcuni pionieri di queste ricerche divulgarono, rompendo il muro del silenzio, fu che i servizi segreti americani, russi e israeliani reclutarono sensitivi, medium e chiunque dimostrasse di possedere doti paranormali per poterli studiare.
Crearono quelle che poi sarebbero diventate le psi-corps: individui addestrati con sviluppate facoltà paranormali già latenti in loro che si prestano alle deviate manipolazioni dei servizi segreti, che ne potenziano le doti psichiche, per fini politico-militari. In questo modo vennero tracciate le basi dell'anatomia della visione a distanza, la telecinesi e la psicometria: armi silenziose ed insuperabili nella supremazia dello spionaggio. Fin dalla fine degli anni '50, grazie allo studio sullo sciamanismo ed alle sostanze psicotrope usate dagli sciamani si intuirono alcuni segreti dei poteri della mente. I ricercatori scoprirono che attraverso le proprietà chimiche di queste piante, il cervello era in grado di modificare non solo la propria percezione interiore soggettiva, ma perfino l'ambiente fisico! Questo voleva suggerire che l'allucinazione ed il “sogno” dello sciamano sotto l'influsso delle piante, fosse reale quanto la realtà?
Poiché il “sogno” sognato dallo sciamano era in grado di predire, modificare od annullare la materia, la stessa allucinazione o “sogno”, paradossalmente, diventava la prova oggettiva della medianità latente nel cervello umano! Scoprirono che l'uso di certe sostanze psicoattive, permetteva la visione a distanza, la diagnosi e cura delle malattie ed altri fenomeni ritenuti miracolosi. Ora potremo chiederci: dietro tutto ciò c'e forse la possibilità che le menti si influenzano reciprocamente ad ogni distanza?
E' forse l'estensione macroscopica di quello che succede nel microscopico; come la Sconcertante scoperta secondo cui due fotoni riescono a “comunicare” fra di loro a qualsiasi distanza? La non località dei fotoni implica la non località delle menti, con l'implicita trasmissione dell'informazione con quel mezzo - che per le nostre menti superstiziose e piene di pregiudizio einsteniano - viene etichettato in maniera dispregiativa come telepatia? Il segreto era contenuto nell'effetto di alcuni specifici ormoni/neurotrasmettitori che guarda caso avevano configurazioni molecolari simili alle sostanze psicotrope di alcuni vegetali presenti in natura.
Naturalmente ci doveva essere sempre un ben determinato grado di consapevolezza ed esperienza con cui operare nello stato alterato causato dalle sostanze psicoattive. Venne scoperto che il cervello biosintetizzava questi ormoni/neurotrasmettori psicotropi in grado di amplificare le cosiddette facoltà paranormali. Vennero inoltre mappate le aree cerebrali in cui tutto questo sembrava aver luogo. Si riuscirono a sintetizzare sostanze in grado di alterare ed espandere questi poteri insiti nell'uomo… in ogni uomo! Apro una breve parentesi, lo psichiatra Claudio Naranjo afferma che il 50% dei soggetti che hanno assunto armina (un tipo di beta-carbolina presente nell'ayahuasca), sentono un ronzio nella testa. Molti antropologi e ricercatori parlano di questo strano ronzio. Anche William Buhlman accenna al fatto di sentirlo prima di ogni uscita extracorporea.
A cosa è dovuto questo ronzio? E' forse causato proprio dai neurotrasmettitori/ormoni allucinogeni (sia esogeni che endogeni) in grado di alzare la frequenza atomica delle reti neurali, attraverso l'eccitazione-risonanza dei microfilamenti nei microtuboli, dilatando così lo spettro percettivo della coscienza? L'etnobotanico Mc Kenna afferma che le piante (Psycotrio viridis, Desmenthacellanoianthus) contenenti dimetiltriptammina (DMT) vengono associate ad abilità telepatiche ed a fatti paranormali. Si pensa che la ricerca militare si sia fermata attualmente all'individuazione ed alla creazione sintetica degli ormoni pinealinici. Ancora non ci è dato sapere se è stato scoperto come controllare i geni preposti alla biosintesi di queste sostanze, in modo che le psi-corps non siano dipendenti dagli ormoni/neurotrasmettitori sintetici dati loro per potenziare le abilità psichiche.
In altre parole, non sappiamo se l'ingegneria genetica è riuscita a creare cervelli in grado di biosintetizzare alcuni specifici ormoni/neurotrasmettitori attraverso l'atto volontario della consapevolezza stessa. Ma poi come verrebbero controllate le psi-corps? Questi Frankestain dalla mente potenziata spodesterebbero i loro creatori? Resta comunque il sospetto che siano già giunti in un qualche grado a questo stadio, coinvolgendo la prole delle eminenze grigie in questi progetti top secret, ma qui entriamo nell'aria rarefatta della pura ipotesi e testimonianza di un numero ristretto di individui. C'é da dire che da queste ricerche sulla mente vennero sviluppate la tecnologia della compartimentalizzazione mentale (Disturbo da Personalità Multipla) e l'infrainformazione (tecnologie del subliminale, tecnologie con uso di ologrammi, software di realtà virtuale e la manipolazione del linguaggio).
L'LSD, l'allucinogeno di sintesi spacciato dalla CIA per falciare la rivoluzione pacifica dei figli dei fiori, da dove pensate provenga? Non vi sarete bevuti la storia “ufficiale” della sua fortuita creazione? Solo una piccola quantità di questa “ricerca ombra” venne resa pubblica e solo per un fine strettamente economico. Difatti, alcuni dei privati implicati in questo tipo di ricerche sono le stesse persone che trovavate all'interno dei gruppi direttivi delle multinazionali farmaceutiche. Grazie al loro fiuto per gli affari, si creò il cosiddetto fenomeno “psicofarmaco”. Il boom delle vendite dei psicofarmaci fu coronato da utili di miliardi di dollari l'anno. I media naturalmente propagandarono questa psico-moda con lo slogan della pastiglia della felicità, “Prozac”, “Luvox”, “Ritalin”. Perfino gli acidi tanto di moda nella cultura dello sballo appartengono al retaggio delle ricerche sul controllo mentale effettuato dai sevizi segreti. Le luci a strobo e le luci ad intermittenza tanto usate in discoteca e nei concerti provengono sempre da queste ricerche segrete.
Cisco Wheeler, alta programmatrice all'interno del progetto per il controllo mentale Monarch rivela che l'uso dei lampeggianti rosso e blu nei veicoli della polizia statunitense sono dovuti alla scoperta che la frequenza del rosso e del blu lampeggiata a determinate intermittenze ha un potere inibente sulle persone. Teorie del complotto da fantascienza? Il fluoro, residuo dell'alluminio, è stato spacciato per una sostanza che protegge i nostri denti, e con questa scusa messo nelle nostre acque potabili, nei dentifrici e nei tranquillanti! Sì avete capito bene nei nostri tranquillanti! Di questi ce ne sono 27, e sette di essi sono composti di fluoro. Questo significa che il 25% dei principali tranquillanti è connesso con il fluoro. Il fluoro è un potente narcotico anche in quantità infinitesimali. L'idea di metterlo nelle acque potabili risale alla geniale idea di una combriccola di scienziati nazisti seguiti a ruota da quelli americani ed inglesi. Essi la usarono per tenere calmi e sotto controllo inizialmente i prigionieri e poi le loro stesse popolazioni. Le neuroscienze hanno un passato molto oscuro a causa dei loro finanziatori, ma il loto del resto nasce dal fango. Ora che abbiamo conosciuto il fango è tempo di conoscere il suoi misteriosi fiori.
Sinapsi multidimensionali e campo quantico
La ghiandola pineale è a capo della produzione di molti neurotrasmettitori, tra cui la serotonina (5-idrossitriptamina) e la melatonina (N-acetil-5-metossitriptammina), responsabili della regolazione del ciclo sonno-veglia. Diversamente da altre ghiandole endocrine la cui attività è sottoposta ad un meccanismo di regolazione umorale per mezzo di sostanze trasportate dal sangue, l'attività della pineale viene modulata direttamente da impulsi nervosi provenienti dalla retina tramite la noradrenalina, presente nelle cellule nervose e necessaria per trasferire il segnale dalla fibra nervosa alla superficie della cellula.
La luce proveniente dall'esterno stimola quindi l'attivazione dell'epifisi (pineale), partendo dalla metabolizzazione del triptofano (aminoacido aromatico essenziale, quindi non sintetizzabile dall'uomo ma da immettere dall'esterno per mezzo del cibo) aumenta la presenza di serotonina. La serotonina successivamente viene trasformata in N-acetilserotonina dall'enzima n-acetiltransferasi e quindi trasformata in melatonina dall'enzima idrossi-o-metiltransferasi nelle ore notturne. La melatonina è stata riconosciuta come il più potente antiossidante naturale, ovvero in grado di ostacolare i radicali liberi e rallentare la nostra vecchiaia. E' un ottimo sonnifero e calmante. Un amica per le nostre difese immunitarie e per il nostro umore, tutto questo senza avere effetti controindicativi accertati. Alcuni ricercatori valutandone le proprietà ipnotiche e la sua struttura molecolare (simile alle sostanze psicotrope) hanno suggerito la sua implicazione nei processi mentali che chiamiamo estasi mistica.
Ma ci sono forti sospetti che non sia la melatonina in sé a permettere questi stati alterati tanto agognati da intere culture, ma la sua biosintesi in un'altra ben più caratteristica struttura molecolare chiamata pinealina. Ramtha durante un insegnamento disse che: <
Dunque la causa dei tanto auspicati sogni lucidi sperimentati da molte persone, sembra proprio dipendere da questo ormone/neurotrasmettitore. Se fosse possibile trovarlo in commercio al pari della melatonina, l'ambito sogno lucido sarebbe potenzialmente un'esperienza che tutti noi potremmo fare senza intraprendere anni di faticoso addestramento alle nostri reti neurali. Ma questo ormone è stato sintetizzato in laboratorio come la melatonina? C'è modo che possa venire acquistato da chiunque? Non si sa per certo, ma visto l'importanza che ha sicuramente in ambito militare è probabile sia una realtà che vive sopra i comodini metallici delle psi-corps e dell'elite politico-militare che li ha creati.
Ma come avviene la biosintesi della pinealina nei nostri cervelli? Ancora una volta citiamo l'insegnamento di Ramtha: <>.
Capite il perché di tutto questo interesse per gli ormoni pineali? Ramtha è stato molto chiaro in merito, affermando che è proprio grazie alla pinealina che i nostri acquosi neuroni si dispiegano nel campo quantico dinamico permettendoci di spostarci nelle vite parallele. Inoltre l'energia bosonica della Kundalini (attivata con la C&E, una tecnica usata nella RSE) fortifica le sinapsi generate dalla pinealina (che funge da messaggero multidimensionale del campo quantico) durante i nostri inconsapevoli “viaggi notturni”! Purtroppo, l'unica informazione, per altro incerta, che sono riuscito a reperire sulla pinealina è che si comporti come l'insulina, in grado di abbassare il livello di zucchero nel sangue.
L'insulina facilità l'assorbimento da parte del cervello del triptofano precursore chimico della serotonina e della melatonina. La pinealina forse immette nel cervello, in un circolo chiuso, una continua ondata di ormoni della pineale (grazie alla materia prima del triptofano) dando luogo al fenomeno conosciuto come l'Oobe (esperienze extracorporee) e tutta la fenomenologia delle esperienze extrasensoriali. E' di notevole interesse e provoca stupore in alcuni ambienti, il fatto che nell'esoterismo si narra come la pineale inizialmente fosse il Terzo Occhio aperto (6°chakra) che aveva accesso al mondo sottile, ma poi gli eventi la fecero rattrappire fino a diventare una ghiandola endocrina. Effettivamente la ricerca ha scoperto che la retina presenta gli stessi fotorecettori presenti nella pineale. La pineale, ghiandola endocrina fotosensibile ai campi elettromagnetici, ha ancora adesso, per certi versi, un retaggio chimico e di funzione similare agli occhi. Le alterazioni nel chimismo del beta retinale (quando la luce colpisce la retina un fotone è assorbito da una molecola organica chiamata 11-ci-retinal, causando il suo ricollocamento entro picosecondi in trans-retinale) influenzano sia la percezione che la retina ha dello spettro della luce sia le secrezioni nel ciclo circadiano.
Questo significa che l'apertura del “Terzo Occhio” associato alla pineale, che a sua volta sembra interagire con il lobo temporale, può essere rappresentata come un iperattività endocrina altamente specializzata. In questo modo le molecole della melatonina, o più precisamente della pinealina (generate dall'iperattività endocrina), sono in grado di poter ampliare le frequenze della luce che la retina è in grado normalmente di percepire, inglobando ad esempio le emissioni dell'infrarosso e dell'ultravioletto. Ed allo stesso modo permettere, al cervello, di elaborare informazioni di più alta frequenza ed interagire con un eventuale intelligenza che dimora in quelle frequenze, giacché ci siamo spostati momentaneamente dalla nostra consapevolezza hertziana ad una consapevolezza di ordine superiore.
Questa non è un ipotesi così fantastica visto che altre specie animali che noi consideriamo inferiori, a causa dei loro piccoli cervelli, hanno uno spettro extrasensoriale maggiore del nostro, tanto che a volte sembrano osservare ed interagire con “cose” invisibili alle nostre percezioni ordinarie. Interessante è notare il fatto che il gatto nell'antico Egitto veniva considerato in grado di vedere i defunti. Per non parlare dei delfini e delle loro doti e sensibilità “sconcertanti”, il loro cervello del resto possiede dimensioni cui perfino l'uomo non riesce a raggiungere.
l'illuminazione è una neurosimulazione dei nostri cervelli?
Si racconta che in un laboratorio venne dato una mega-dose di LSD ad un cosiddetto mistico, ma quest'ultimo non mostrò alcun cambiamento. Perché con quella dose da cavalli non si sballò? Grazie all'insegnamento di Ramtha la spiegazione risulta semplice, ossia che i ricettori del mistico erano già occupati dagli ormoni/neurotrasmettitori allucinogeni del cervello (simili all'LSD) e dunque i cristalli dell'LSD venivano eliminati dall'organismo (poiché non c'erano più ricettori liberi atti a riceverli nelle cellule). Questo é la ragione per cui un vero mistico è così beato, ha le visioni e è considerato detentore di abilità paranormali: nei suoi ricettori sono costantemente inseriti la melatonina, le endorfine, la pinealina ed altri ormoni/neurotrasmettitori oppiacei. Ma c'è un ulteriore domanda a monte, ovvero, perché le donne selezionate che accompagnano il “viaggio” dello sciamano non hanno bisogno - al contrario degli uomini - di allucinogeni per compierlo? Inoltre perché la donna in generale è maggiormente soggetta allo stato analogico di innamoramento? Si pensa sia dovuto al fatto che metta in circolo più dopamina ed endorfine di quanto faccia l'uomo, e/o perché la sintetizza in maniera più efficace grazie a qualche sostanza o meccanismo che ne faciliti il compito. E se così fosse é dovuto all'evoluzione genetica ?
A causa del fatto che la donna debba partorire sia stata predisposta ad immettere una quantità più cospicua di analgesici naturali (creati dal cervello), avendo un maggior fabbisogno di quest'ultimi per partorire, alzando così la soglia al dolore e all'amore (perfino a quello sessuale con gli orgasmi multipli) rispetto all'uomo? Questa facilitazione agli analgesici influisce sugli oppiacei che sembrano tanto importanti per lo sviluppo delle facoltà paranormali? Apparentemente sembra di no stando ai libri di storia, di donne illuminate non si trova quasi neanche traccia (perché a differenza degli uomini non amano "fare storia" ndr). Ma la realtà è che la donna, come iniziato, all'interno delle Scuole Misteriche era ed é potenzialmente superiore agli uomini; ma vennero sempre scelti uomini come rappresentanti, a causa delle società e religioni misogine d'allora (e d'oggi del resto!) che mai avrebbero accolto una donna come insegnante o messia.
Qui ci possiamo porre un ulteriore quesito, e cioè, se l'evoluzione delle nostre reti neurali venga lasciata come testamento genetico alle nostre future generazioni, i figli dei mistici o di persone con abilità paranormali erediteranno quella configurazione neurale che permetterà anche loro di sperimentare i cosiddetti fenomeni paranormali? La risposta non può che essere affermativa, ma la prole di Gotama Siddhartha (Buddha) o Yeshua ben Joseph (Gesù) hanno raggiunto le vette dei loro illustri genitori? Qui la storia non ne parla. Ma se non dovessero avere raggiunto quella vetta ciò dimostra che la rete neurale da sola non basta senza una volontà che la voglia manifestare. Allora se si riuscisse a sintetizzare la pinealina, forse la stragrande maggioranza delle persone riuscirebbe a sperimentare il sogno lucido o qualche dote paranormale, ma ben pochi realizzerebbero l'illuminazione, perché non tutti avrebbero la volontà di raggiungere quello stato di consapevolezza.
Quindi qualsivoglia progresso scientifico non riuscirebbe a portare l'illuminazione o a cancellare la malattia come molti sostengono, perché l'atteggiamento vittimistico continuerebbe a far sussistere lo stato non illuminato e le malattie psicosomatiche. Questo porta all'inevitabile conclusione che la tecnologia in grado di creare degli ormoni/neurotrasmettitori associati all'illuminazione, sia meno importante di creare all'interno dell'uomo il desiderio di raggiungere questo stato di consapevolezza. E non è forse questo ciò che uno ierofante vi stimola e vi fa desiderare!?! L'ormone o neurotrasmettitore più potente alla fine risulta essere proprio la volontà di ciò che si vuol raggiungere e la consapevolezza di poterla raggiungere.

Riccardo Tristano Tuis

CONSIGLI PRATICI: la pineale è direttamente responsabile dell'invecchiamento biologico è inoltre in grado di secernere gli ormoni della lunga giovinezza e gli ormoni dei viaggi extracorporei e delle percezioni extrasensoriali, come stimolarla dunque?
1) Potete stimolare l'attività fisica di una certa intensità (definibile quindi come "stress fisico"), da esperimenti compiuti da diversi ricercatori, tende ad innalzare (anche del 200%) il tasso di melatonina se effettuata durante le ore diurne, cioè quando il tasso è basso, mentre se effettuata durante le ore notturne anche in condizioni di scarsa illuminazione, abbassa drasticamente il tasso di melatonina.
2) E' consigliabile un pasto moderato alla sera contenente una buona quantità di carboidrati (i complessi sono preferibili) da consumarsi almeno due ore prima di coricarsi ed astenersi al consumo serale di alcool.
3) Non portatevi il lavoro, preoccupazioni e stress psicologico a letto, poiché i cortecosteroidi e le catecolamine (gli ormoni "da stress") inibiscono la produzione della melatonina.
4) I colori a bassa frequenza (gradazioni del rosso) attivano maggiormente il Sistema Nervoso Neurovegetativo Simpatico che gestisce alcuni comportamenti fisiologici come, per esempio, l'aumento della frequenza cardiaca ed altri, quasi sempre in antagonismo con il Parasimpatico. Invece i colori di alta frequenza (gradazioni dal blu fino al violetto) attivano maggiormente il Sistema Nervoso Neurovegetativo Parasimpatico che gestisce viceversa la diminuzione della frequenza cardiaca (antagonista con il Simpatico). Mentre i colori a media frequenza (gradazioni del verde), non agiscono sul Sistema Nervoso Neurovegetativo; per questa ragione il verde è un colore riposante, coadiuvante di un naturale equilibrio. Detto questo vi sarà chiaro che l'esposizione alla vista dei colori a medio e alta frequenza favoriscono la diminuzione dell'iperattività e l'entrata in scena degli ormoni notturni pinealinici. Dunque abbiate un occhio di riguardo verso i colori dell'arredamento della stanza da letto e delle stanze in cui soggiornate prima di coricarvi.
5) Gli enzimi necessari alla biosintesi della melatonina si trovano anche nella retina perciò quando vi coricate non ci devono assolutamente essere alcun tipo di luce nella stanza, sia essa la più piccola riverberazione di luce del display della radiosveglia o la flebile luce che entra dalle fessure delle tapparelle (la luce inibisce l'emissioni melatoniniche della pineale, mentre i pinealociti, durante le ore di buio vengono stimolati, nella loro azione secretoria, dal rilascio di noradrenalina). Anche i campi elettromagnetici del cellulare che tenete acceso sul comodino o la termocoperta, influiranno sulla biosintesi (pure anelli, catenine, piercing, etc. in qualche modo possono limitatamente interferire). Cercate di bandire la TV e il computer (specialmente il navigare nella rete nelle ore notturne) in quanto la radiazione catodica danneggia le ghiandole endocrine. Per coloro che vogliono potenziare la biosintesi si consiglia di usare una mascherina per gli occhi non solo quando si dorme, ma di tenerla per 24-48-72 ore o più (prendetevi un paio di giorni liberi), cercando in più di esporsi il meno possibile la pelle a fonti luminose. Un metodo simile era praticato nella cosiddetta morte iniziatica, dove veniva lasciato in una grotta buia l'iniziato (di solito a digiuno) per almeno 3 giorni. Questo perché il buio protratto stimolava la produzione ormonale della pineale e allo stesso tempo dava torpore all'iniziato cullandolo in un continuo stato di dormiveglia. Inoltre si disabituava alla percezione attraverso gli occhi incominciando a raffinare nuove forme di percezione.





26 giugno 2012

- L'Espansione di Coscienza



Il fine ultimo di tutte le scuole esoteriche e di tutte le religioni è l'elevazione spirituale dell'individuo attraverso espansioni graduali di coscienza chiamate illuminazioni o iniziazioni.
Tuttavia, per non lasciare questi termini nella pura fantasia, cerchiamo di capire cosa comporta, a livello fisiologico, una espansione di coscienza; per far questo dobbiamo rivedere le funzioni dei due emisferi cerebrali.
Il cervello dell'uomo è quell'organo costituito da due emisferi contenuti all'interno della scatola cranica e separati da una membrana definita corpo calloso.
L'emisfero cerebrale sinistro è deputato a relazionare con il mondo che ci circonda e, comunemente, si dice che "capisca". Esso ha una funzione razionale e svolge la sua azione attraverso messaggi "in chiaro". Le sue principali funzioni sono: il controllo, la conoscenza, l'analisi su passato e futuro, il parlare, la razionalità, il rapporto con lo spazio (percettività geometrica), l'analisi delle situazioni ed il calcolo (analisi logica e matematica).
L'emisfero destro, viceversa, è deputato al contatto con il mondo interiore e, comunemente, si dice che "senta"; esso viene considerato l'emisfero emozionale. Le sue caratteristiche sono: il rilassamento, la visualizzazione, l'empatia, l'intuito, le emozioni, la sintesi, la geometria, la spontaneità, la partecipazione, lo studio della letteratura, la musicalità.
L'emisfero destro, di solito, non è predominante sul sinistro e rimane silente nella gran parte delle persone che possiamo considerare, dal punto di vista esoterico, come sprofondate in un sonno perenne.
Scopo del cammino spirituale è il risvegliare l'uomo dal sonno attraverso l'attivazione graduale dell'emisfero destro in modo da arrivare a quello stato chiamato illuminazione o espansione di coscienza.
Testi scientifici sono molto ricchi di particolari sulla descrizione di tale stato ma, in essi, non sono divulgate le tecniche sul come arrivarci.
Vi parlano di – meditazione -, - visualizzazione -, - interiorizzazione - ma, non capendo il loro meccanismo di azione restano pur sempre dei semplici termini letterari.
Scopo di tali metodiche è l'attivazione graduale dell'emisfero destro in modo che sempre più informazioni passino tra i due emisferi attraverso quella barriera che li divide, definita corpo calloso, le cui maglie si diradano nel tempo rendendo permeabile tale struttura.
L'attivazione dell'emisfero destro avviene attraverso le incarnazioni e con il progredire lungo il cammino spirituale; tuttavia, è possibile velocizzare tale processo attraverso l'allenamento alla consapevolezza di se; tale stato può essere raggiunto prendendo coscienza graduale del nostro essere attraverso svariate metodiche. Alcuni preferiscono la meditazione con seme (pensiero fisso su di un argomento, un oggetto, un pensiero), altri la meditazione senza seme, altri lo Yoga, il Qi Gong, l'autoipnosi, il training autogeno, la visualizzazione, la concentrazione, la musica, le danze, la pittura, la scultura, le cerimonie rituali (religiose o non), sport come ad es. il tiro con l'arco, le rappresentazioni psicodrammatiche del teatro ecc.... Il tutto deve essere supportato dallo studio dei simboli, perché, questi sono messaggi in codice che possono essere "letti", unicamente, dal cervello di destra e che hanno la capacità di attivarlo. Ecco l'importanza di lavorare nei Templi massonici, perché, nello loro - 33 - diverse rappresentazioni questi diventano, per chi raggiunge la capacità di decifrare i loro significati più profondi, altrettanti "libri" affollati di tutti i simboli dell'esperienza iniziatica dell'umanità.
Man mano che la coscienza si espande vedremo scemare l'attaccamento al mondo materiale e sempre meno saremo governati dalle nostre emozioni. Non è poi così difficile! Basta iniziare!
Alcuni preferiscono lavorare da soli altri, la maggioranza, preferiscono lavorare in gruppo guidati da un istruttore. Alla fine, man mano che l'emisfero di destra si attiva, ognuno deve divenire il "maestro" di se stesso, perché, la parte più qualificante del cammino si svolge in solitaria.
Anche l'alcool ed alcune droghe (dimetiltriptamina o DMT, psilocibina, mescalina, LSD) possono far percepire stati apparenti di espansioni di coscienza ma, in realtà, questi, non sono altro che drammatiche alterazioni dell'equilibrio mentale, tutto a discapito del sistema nervoso centrale.
Alterazioni che, se reiterate nel tempo, finiscono per danneggiare irreparabilmente il sistema neurale ed anatomico del cervello. Ricorrere ad tali pratiche significa cadere nell'illusione di poter raggiungere tale meta senza sforzo personale.
Sperando di essere stato utile alla vostra ricerca interiore invio un fraterno abbraccio a tutti.

Marco Macrì



24 giugno 2012

- Parliamo del labirinto



Quando sentiamo o leggiamo la parola "labirinto" automaticamente siamo portati a pensare a qualcosa (edificio o altro elemento grafico/architettonico similare) dalla topografia estremamente complessa. Ad una struttura dalla quale è molto difficile uscire: ma su questo tornerò più tardi.
COSÈ UN LABIRINTO?
Nei nostri studi siamo stati abituati a collegare la parola alla denominazione che i greci attribuirono ai complessi di edifici che caratterizzarono l'epoca palazziale della civiltà minoica. Come vedremo tra poco essi la attribuirono al mitico architetto Dedalo: era nato così il mito del Minotauro. Inutile dire che qualcuno ha ritenuto il "Minotauro" una figura reale e, assimilandola ai centauri, alle sirene ed agli altri esseri antropozoomorfi in genere, ha voluto farli nascere da dubbi esperimenti di ingegneria genetica addirittura pre-diluviana. Ritengo che sia impossibile pronunciarsi su ipotesi del genere al di fuori di una letteratura di tipo fantascientifico . Indubbiamente c'è da dire che qualcosa dovette aver eccitato la fantasia di diversi popoli e non solo nella preistoria: anche Dante, ma a fini simbolici, ha parlato del Minotauro collocandolo come guardiano del girone dei violenti (Inferno XII) dove viene descritto come una bestia, ridicola nella sua rabbia impotente, che sfoga su se stesso, mordendosi.
Dante sembra non conoscere la bestia mitologica descritta da Ovidio (in Ars Amatoria), per il quale è un essere per metà toro e per metà uomo. D'altra parte sembra che neppure avesse avuto modo di vedere raffigurazioni su vasi o altre opere d'arte della classicità. L'ipotesi più probabile che emerge dalla lettura del XII canto dell'Inferno dantesco è che il Poeta lo immaginasse con il corpo taurino sormontato da una testa (o un busto) umana. Alla bestialità irrazionale propria dell'episodio dantesco è in genere contrapposta la saggezza e l'ubbidienza dell'altra figura dantesca: quella dei Centauri (altri esseri misti di animalità ed umanità della mitologia). Ma, indipendentemente da come li vedesse Dante e cosa simbolizzassero per il sommo Poeta, resta il problema di comprendere che cosa significasse il Labirinto per l'uomo antico.
È stato osservato che, dal punto di vista grafico, il labirinto potrebbe essere un'evoluzione della spirale e del cerchio. Entrambi ben noti fin dai primordi dell'umanità che in essi vedevano la rappresentazione del cosmo, il simbolo della vita ma anche la potenza, il sole, la galassia .
Ma cominciamo, come al solito, con una notazione di carattere semantico.
Da dove deriva la parola labirinto?
Sembra abbastanza pacifico che il termine derivi dalla parola greca la/brij. Con quella parola i minoici indicavano il loro simbolo sacro per eccellenza: la bipenne o ascia a doppio taglio . Inutile dire che non tutti sono d'accordo con questa tesi: molti collegano la parola "labirinto" al verbo "errare" (nel senso di "muoversi", "andare" o anche "vagabondare", senza escludere il significato di "sbagliare"). In tal caso gli esegeti partono dall'idea base del viaggio non lineare, pieno di insidie (quello di Ulisse tanto per intenderci che è, al tempo stesso un peregrinare simbolico ma anche spirituale).
A. Economo sottolinea che il peregrinare di Ulisse richiama il movimento degli astri. Si evince anche dal fatto che l'eroe resta lontano da Itaca per ben 19 anni dalla partenza della spedizione troiana, il tempo necessario affinché anno solare e mese lunare tornino a coincidere. È Ulisse stesso a narrare il suo viaggio sulla scia dei ricordi, mentre l'azione narrata dal poema riguarda solo gli ultimi 29 giorni di viaggio (mese lunare) più i 6 ad Itaca.
Il simbolismo del percorso si riaffaccia nella struttura numerica dei "luoghi" da Troia ad Itaca, che sono 15. Non a caso quello centrale, l'ottavo, è l'Ade: ancora una volta un mortale scende negli Inferi, vivo di una nuova vita, rinato dopo un'esperienza concessa a pochi, come a Gilgamesh, l'eroe babilonese che combatte contro Khubaba, mostruoso gigante con la testa di toro, il cui volto è formato da viscere. Esse sono senza dubbio collegate al labirinto: nelle tecniche divinatorie, infatti, il responso favorevole o meno dipendeva dai rigiri delle budella. Gli altri 14 punti disegnano, a due a due, sette cerchi concentrici, i pianeti. La danza degli astri è qui rappresentata dagli allontanamenti ed avvicinamenti alla patria, e dai movimenti verso oriente e verso occidente. Il viaggio di Ulisse rappresenta il movimento della Terra e dei 7 pianeti nel cosmo.
Questo è lo schema proposto da Gioachino Chiarini nel suo libro "Kosmos. Itinerari nell'epica classica".
È, tutto sommato, quello che sostiene - e non solo dal punto di vista linguistico - il Berlitz il quale ci ripropone il tema in termini di universalità del simbolo .
Non mancano altre letture, come quella del mio amico Lello Moscia per il quale la parola deriverebbe da la/biroj (= fossa, cavità) .
Stando a queste interpretazioni, in senso stretto la parola "labirinto" indicherebbe, pertanto, una grotta, naturale o artificiale, scavata nella pietra, adibita ad abitazione o al culto; comprendente diversi locali, in modo da realizzare un disegno estremamente complesso e tale che risultasse più e meno difficile trovare l'uscita.
Questo è il significato che praticamente deriva dall'aspetto architettonico o strutturale (si pensi agli edifici dell'Egitto e di Creta, o ai Mounds nordamericani o alle cittadelle della antica Cina, o alle piste di Nazca). A questa notazione si contrappone il senso esoterico-iniziatico.
Non è un caso che l'origine del labirinto venga fatta risalire a circa 30.000 anni fa e che, fin da allora, aveva assunto il significato di un percorso comunque ricco di connotati esoterici. Qui "labirinto" corrisponde al significato di "percorso iniziatico" dove la difficoltà sta nell'entrare e nel seguire il giusto percorso (si pensi ai labirinti sotterranei: a quello egiziano di Dah Shur o Hawara ed a quello anatolico di Pergamon: l'attuale Bergama).
Il passaggio attraverso il labirinto è definito dagli esoteristi "spirale della vita", e simboleggia il passaggio dalle tenebre alla luce .
Ed è proprio all'interno dei labirinti che gli antichi collocavano quei santuari ove si svolgevano le cerimonie di iniziazione.
IL LABIRINTO COME SEGNO GRAFICO
Quale segno grafico il labirinto si perde nella notte dei tempi.
Le prime raffigurazioni sono quelle dei petroglifi ed appartengono all'uomo preistorico. Questi viveva in un habitat naturale: la sua abitazione era una caverna, molto spesso dalla topografia intricata, dove era più facile sfuggire all'attenzione di animali feroci o altri ominidi che lo inseguissero.
Sulle pareti di quelle grotte l'Uomo di Crô-Magnon ci ha lasciato le immagini della sua vena artistica: disegni che seguivano un percorso verso il fondo della grotta o, magari per un'altra strada, di nuovo all'esterno. Ma anche sulle pietre tracciò i segni delle proprie osservazioni: spirali e disegni intricati che sono stati, appunto, definiti "Labirinti".
Passarono secoli e millenni: l'uomo imparò a modificare l'ambiente naturale. Costruì le proprie case, i propri villaggi, la proprie città. E proprio in questa fase l'uomo dette vita al primo labirinto artificiale.
Quello del lago di Deride nel Fayyum.
Purtroppo oggi non esiste più. Erodoto - che lo aveva visitato - ci assicura che nei pressi del Fayyum gli architetti del faraone Amenemhet III, intorno al 2000 a.C., avevano edificato il più grande labirinto esistente nel mondo antico.
Lo storico greco ce lo descrive come la costruzione che era costata più fatica e denaro "...di tutte le opere greche messe insieme" ... "aveva dodici cortili coperti, sei a nord e sei a sud, comunicanti e circondati da una muraglia" .
Ed il naturalista latino Plinio il vecchio ci dice che il labirinto del Fayyum aveva 3000 stanze (sia sotterranee che al livello del suolo) che ospitavano tombe di re e coccodrilli sacri. Il tutto era immerso in un'oscurità quasi totale.
Il biblista Flavio Barbiero esprime l'avviso che proprio in quel labirinto Mosè avesse partecipato alla sua cerimonia di iniziazione.
Segue, in ordine di tempo, il cosiddetto labirinto cretese di Knosso.
Questo labirinto è legato ai miti di Minosse e Pasifae, di Icaro, del Minotauro, di Teseo ed Arianna (in effetti oggi non ne troviamo tracce archeologiche: quelle che possiamo visitare a Creta sono le rovine del Palazzo reale di Cnosso, Kno/ssoj.
Tuttavia, con il tempo, la parola "labirinto" è rimasta - da punto di vista semantico - ad indicare, nella comune accezione, il Palazzo di Cnosso ed alla leggenda del Minotauro. Ne troviamo una traccia letteraria nel labirinto di Porsenna a Chiusi (in territorio Etrusco) del quale non resta alcunché: lo stesso Plinio, che ne ha dato notizia, ammetteva di non averlo mai visto.
Dobbiamo allora precisare che il Labirinto non è una tradizione esclusiva dell'area mediterranea: la diffusione del segno grafico in tutto il mondo sottolinea il fatto che sia esistita una vera e propria costante (non solo grafica).
Allargando il nostro angolo visuale possiamo osservare che sulla costa settentrionale del Perù sorgono i resti di un'antica città appartenuta ai Chanchan (della omonima cultura preincaica) che risale al III secolo a.C. Visti dall'alto, i resti della città formano il disegno del classico labirinto a pianta quadrata compresa la celletta centrale. Anche il labirinto dei Chanchan sembra che fosse destinato a cerimonie di iniziazione anche se non esistono prove né in questo senso, né in altro. Saltando al Medioevo, osserviamo che in numerosissime chiese d'Europa (e praticamente in tutte le cattedrali gotiche) si trova, sulle pareti o sul pavimento, l'immagine (magica?) del labirinto .
IL LABIRINTO COME MITO
Le pur brevi considerazioni già esposte individuano, con sufficiente chiarezza, una serie di argomenti intorno ai quali ruotano i misteri che avviluppano il labirinto. Abbia detto del labirinto come segno grafico. Ma dobbiamo subito aggiungere che questo aspetto non è sufficiente a delinearne il mistero. E, per l'esattezza, dobbiamo subito aggiungere che il labirinto appartiene al mondo del mito. Sarà bene specificare immediatamente che, a scanso di delusioni, non dobbiamo aspettarci di trovarne i resti. Sia a Creta che in Egitto, sia a Nazca che a Chanchan, sia in Cina che a Stonehenge o a Carnac, i resti che ammiriamo sono superstiti di qualcosa che potrebbe non aver mai avuto a che vedere con un labirinto. Gli unici labirinti dell'antichità sopravvissuti sono quelli riportati su vasi etruschi, su pietre preistoriche. O quelli composti con allineamenti di pietre. Indipendentemente da tali difficoltà, se concentriamo la nostra attenzione sul mito, sarà difficile pensare a qualcosa di diverso dal labirinto per eccellenza: quello di Creta .
Ma cosa ci dice il mito? E poi, era solo mito?
Nella realtà al Labirinto sono collegati tre cicli mitologici: quello di Minosse, Pasifae e del Minotauro; quello dello scontro tra Teseo ed il Minotauro che segue l'incontro con Arianna; quello dell'incontro di Bacco con Arianna.
I primi due gruppi sono ambientati essenzialmente a Creta (e parzialmente ad Atene); l'isola di Nasso fa da sfondo al terzo.
E lo scenario non è né secondario, né accidentale: è proprio lo scenario che ci introduce ad una modificazione sostanziale delle realtà storiche tradotte poi in mito. La prima scenografia (Atene-Creta-Atene) rispecchia alcuni eventi storici di assoluta rilevanza. Agli inizi del IV millennio Creta instaurò, nelle Cicladi nell'Egeo e nel Mediterraneo orientale, la propria supremazia. Iniziò l'epoca che gli storici definiscono della "talassocrazia cretese" . Essa durò, più o meno, tra il IV ed il III millennio a.C. (vale a dire che si evolse in piena età del bronzo). Della talassocrazia conservarono memoria gli egiziani che conobbero i Cretesi col nome di "Keftiù" (i famosi "popoli del mare"). Creata alla fine del IV, la talassocrazia fu perfezionata nel corso de III millennio a.C. Verso l'inizio del 1000 a.C. la potenza Cretese ebbe un improvvisa quanto rovinosa battuta di arresto. Due ne furono le cause: da un lato un rovinoso terremoto (probabilmente l'esplosione di Santorini) che distrusse i "Palazzi"; dall'altro la calata dei dori invasori (che avevano già distrutto, tra l'altro, la civiltà micenea) ). Ciò premesso, vediamo come il mito trattò questi avvenimenti storici, travasandoli nella narrazione mitica.
Narra la mitologia che Zeus, fu colpito dalla bellezza della ninfa Europa. Decise di farla sua e per ottenere il suo scopo assunse le sembianze di un bellissimo e candido toro bianco e, in questa veste, si presentò dinanzi ad Europa.
Questa fu incantata dalla visione e senza sospetto, si sedette sul suo dorso ed il toro non ebbe certo difficoltà a rapirla conducendola, attraverso il mare, fino a Creta, dove la possedette. A Creta Europa partorì Minosse.
Minosse, con Radamanto e Sarpedonte , era dunque un semidio, figlio di Europa e di Zeus. All'atto del ratto di Europa, re di Creta era un certo Asterio, che accettò di sposare Europa sedotta da Zeus e poi abbandonata. Fin qui l'antefatto. Ad un certo punto, Asterio morì e Minosse pose la propria candidatura al trono dell'isola chiedendo l'aiuto di Posidone (al quale, per inciso, dedicò un altare). In quell'occasione chiese al dio del mare che facesse emergere dalle acque un toro che gli avrebbe sacrificato. Il dio marino acconsentì e mandò a Minosse il toro richiesto. Ma era destino che le cose non sarebbero andate tanto lisce: al re il toro piacque in modo particolare e decise di tenerlo per sé sacrificandone un altro in sua vece (. La vendetta di Poseidone fu immediata ed atroce. Egli fece sì che Pasifae, moglie di Minosse, s'invaghisse del toro: Pasifae confessò la sua passione a Dedalo, e l'ateniese che viveva in esilio a Knosso (ove deliziava la corte con le sue bambole animate) costruì per Pasifae una vacca di legno e quella la utilizzò per accoppiarsi al toro . L'unione ebbe luogo a Gòrtina dove il toro pascolava tra le vacche di Minosse.
Pasife ed il Minotauro
Da questa mostruosità sessuale ebbe origine il Minotauro, essere per metà (la testa?) e per metà uomo (il corpo?).
Minosse, affranto per l'evento che aveva causato, cercò di riparare e commissionò a Dedalo, la costruzione di un labirinto nel quale rinchiuse l'artefice, il figlio di lui ed il Minotauro. Ma il Minotauro aveva un fratello: Androgeo (Uomo dell'Egeo). Ora accadde che Androgeo si recasse ad Atene per misurarsi con i locali giovani nelle tauromachie. Qui venne ucciso dal toro di Maratona. Minosse, pazzo di dolore, accusò gli ateniesi dell'omicidio di Androgeo e pretese un orribile tributo di espiazione: ogni nove anni dovevano essere mandati a Creta quattordici fanciulli ateniesi, sette maschi e sette femmine, da sacrificare al Minotauro nel labirinto. Teseo, figlio di Egeo, re di Atene, si offrì volontario tra i sacrificandi e si recò a Creta dove fece innamorare di sé Arianna, altra figlia di Minosse. Grazie all'amore di Arianna, Teseo ottenne il famoso filo, da srotolare per poi ritrovare l'uscita, e uccise il mostro.
Teseo uccide il Minotauro
Analisi del Mito
Tanto per incominciare, il mito spiega una evidente commistione: la religione cretese più antica che era fondata - come è naturale - sul culto della "Dea madre" (vale a dire la "fertilità") che era una divinità propria di provenienza anatolica ("Ku-ba-ba", poi "Ku-be-le" e infine Cibele).
Cibele, la dea turrita
In secondo luogo la società della civiltà del bronzo era di tipo matriarcale.
Su questi due aspetti di tipo femminile si innesta la comparsa di una divinità maschile che è piuttosto tarda e si configura come forza "fecondatrice": l'animale sacro che la simbolizza è il toro. La divinità maschile si originò a metà strada tra "zoolatria" (con il divino rappresentato in forma animale) ed "antropomorfismo" (con il divino rappresentato in forma umana), assumendo la forma mostruosa del "Minotauro" (la mescolanza): la tradizione ne collocò la dimora nel labirinto di Creta . Ma la transizione dal matriarcato al patriarcato aveva segnato anche la conquista della supremazia cretese nell'Egeo: ce lo dice la guerra che seguì alla morte di Androgeo. Era cominciata quella che gli storici del XX secolo chiameranno "talassocrazia cretese" alla quale soggiacque la stessa Atene.
Analizzando sempre più in dettaglio il mito di Minosse e del Minotauro, ci rendiamo conto di trovarci in presenza di più narrazioni mitiche: c'è il mito di Minosse, cui segue il mito di Teseo ed a questo si aggiunge, attraverso Arianna, quello di Dioniso . A margine di questi c'è il mito di Dedalo ed Icaro: tutti sono dal mito del Minotauro che funge da collante.
Orbene, tutto questo complesso mitologico - affidato a scrittore e mitografi del calibro di Omero, Diodoro Siculo, Apollonio Rodio, Euripide, Strabone, Plutarco, Apollodoro, Pausania (l'elenco non è esaustivo) per la parte greca; ad Ovidio, Plinio, Servio, Virgilio (per la parte latina) - si basa, come abbiamo visto su fatti leggendari e su elementi storici: La presenza, come del resto storicamente documentabile, di una società di tipo matriarcale nella Creta dell'età neolitica ed eneolitica (Pasifae ne è l'incarnazione tipica); unico residuo superstite di tale epoca è quello dell'uccisione del Minotauro, ricordo del sacrificio del paredro; L'evoluzione in senso patriarcale nella Creta dell'età del bronzo (Minosse ne è il rappresentante: da paredro diviene re);
Agli albori della protostoria, la società patriarcale cretese conquista la signoria dell'Egeo: si apre l'epoca della cosiddetta "Talassocrazia" cretese che domina non solo sul mare ma anche sulla civiltà acheo-micenea (Dedalo e Teseo entrambi ritenuti Ateniesi) ne sono i rappresentanti .
Il Labirinto era, dunque, il luogo, ove era celato il mostro, difficile da trovare e dal quale era ancor più difficile uscire .
Per quanto poi riguarda l'intervento nella scena di altri personaggi (come Egeo, Arianna e Dioniso) mi sembra il caso di ricordare che taluni mitografi affermassero che fosse stata Medea a convincere Egeo a mandarlo a Creta .
Va da sé che in questo quadro di rinnovamento religioso -sintomo del tramonto del matriarcato e del passaggio alla protostoria - e di nuova impostazione dei rapporti interellenici gli ateniesi avrebbero deciso di modificare in maniera sostanziale la propria soggezione ai Cretesi. Del resto stava per arrivare l'invasione dei dori, Atene si avviava a prendere una nuova coscienza della proprie possibilità sull'Egeo; la talassocrazia cretese si avviava al tramonto.
Il linguaggio del mito divenne l'unico adatto a spiegare ed a ricordare queste vicende. Teseo ed il Minotauro ne divennero personaggi emblematici .
Qui Teseo è, in ogni caso, accompagnato dal favore di Afrodite, la cui presenza serve a giustificare l'episodio dell'innamoramento di Arianna e del filo che consente a Teseo di uscire dal Labirinto.
Con l'aiuto di Arianna, come è noto, Teseo entra nel labirinto, trova il Minotauro e lo uccide: si allontana quindi da Creta portando con sé Arianna ed i giovanetti ateniesi salvi. Purtroppo la storia non un ha un lieto fine, perché Teseo abbandona Arianna sull'isola di Dia (le motivazioni non sono molto chiare: alcuni dicono per timore di uno scandalo al suo ritorno in Atene , altri per ordine di Dioniso a sua volta invaghito di Arianna).
Del resto l'intrusione di Dioniso spiega l'introduzione della cultura del vino nell'Attica e ad Atene.

Pubblicato su Opus minimum

Stelio Calabresi

1 Tuttavia certi elementi inducono a riflettere come certi disegni incisi su pietre in Honduras, a Carnac (Francia), a Stonehenge ed Avebury (Gran Bretagna) e nell'isola di Aram oltre a quelli degli Indiani Hopi.
2 Si pensi alle varie rappresentazioni pittografiche che provengono dalla preistoria: dai petroglifi camuni alle rappresentazione dei Tassili sahariani.
3 Che è una delle più accreditate etimologie del termine labirinto.
4 Nella stessa America si riscontrano motivi archeologici di somiglianza sia con l'Europa (ad esempio labirinti ) che con l'Asia (fregi ): Si pensi alle cattedrali gotiche, ai Templari, ed al possibile collegamento con il movimento spiraliforme della earth force (Leys).
5 Secondo lui questa parola, a sua volta, dovrebbe essere collegata al coptico "la" (particella intensiva) e al radicale "br" (= "scavare" che corrisponde all'albanese "barr", "borr", vale a dire "fossa"); ma anche al coptico "bari" (= scafo, nave); e ancora al coptico "bir" (= cobra). Tutte seguite dal radicale i/nqoj (= terminazione); oppure da "la" (particella intensiva) (Corrispondente a quella coptica) o bu/rion (=casa, abitazione) (si veda il Persiano "vareh", irlandese "forus"; islandico "byli", tutti nel senso di "abitazione"; l'islandico "byr" = città) e i/nqoj (=terminazione).
6 Ben a ragione gli Egiziani avevano visto questo percorso in quello della Barca solare che rappresentava il lungo e difficile viaggio alla ricerca della conoscenza.
7 Cit. ne "Il dizionario dei Misteri", vol. 9°.
8 I più celebri dell'Italia si trovano nella cattedrale di Lucca, nella Chiesa di S, Vitale a Ravenna, di Santa Maria a Trastevere (Roma), a San Michele Maggiore (Pavia). Esemplari di labirinti caratterizzano molte ville europee del settecento (ad esempio quello della Villa Nazionale di Stra, presso Venezia).
9 Si badi che, in effetti, non sappiamo se i resti archeologici di Knossos corrispondano a quelli del labirinto dedalico (checché ne avesse pensato Evans). C'è comunque da dire - e la complessità della pianta lo conferma - che tende a confondere le idee del visitatore: chiunque abbia visitato il sito archeologico non può fare a meno di pensare che quel palazzo sia di una tale complessità da evocare immediatamente la struttura dal fatto che siano tutt'altro. E questa impressione si rafforza quando dal sito archeologico si passa al museo di Iraklio: qui dipinti vascolari, reperti fittili, oggetti restati misteriosi (come il disco di Festo), bipenni e grandi seghe di bronzo continuano a parlarci di un modo magnifico ma fuori dalla nostra realtà! Del resto, all'equivoco probabilmente soggiacque anche l'archeologo Evans, lo scopritore di Knosso: non potette fare a meno di definirlo "labirinto" perché anch'egli fu colpito da una sua struttura dallo sviluppo, sia orizzontale che verticale, smisurata: più a misura di dei che di uomini. Era già accaduto a Schlieman, quando trovò quell'oro che non esitò a definire "Tesoro" di Priamo o quando, a Micene, definì Maschera di Agamennone una maschera mortuaria di oro dopo averla trovata nel Circolo B. Oserei dire che l'assimilazione, l'errore, era freudiano
10 Ce li riferiscono Omero, Apollodoro, Pausania, Plutarco, Diodoro Siculo, Filocoro, Simonide, Aristotele, Peonio (tra i mitografi di lingua greca) ma anche Servio, Virgilio, Catullo (tra i mitografi di lingua latina).
11 Durante l'invasione dorica fuggiaschi Cretesi si rifugiarono in Egitto come invasori; ma vennero fermati da Ramses III nella battaglia di Magadil (in quella occasione gli egiziani li conobbero come "Pulasati" o "Khretim").
12 Secondo alcuni sarebbe rimasto a Creta dopo la presa del trono da parte di Minosse; secondo altri si sarebbe recato in Asia Minore.
13 Che, invece, sarebbe stato cacciato da Creta da Minosse.
14 Questo fatto non impedì che Minosse fosse annoverato tra i sette saggi dell'antichità.
15 È evidente che, fino a questo punto ci troviamo in piena società matriarcale dove Pasifae conosce il divino paredro al quale si accoppia.
16 Sembra di particolare importanza dell'associazione labirinto-toro una simbologia che potrebbe ben esprimere il concetto della forza creatrice dell'universo.
17 Il prevalere della potenza attica su quella cretese, il riecheggiare nei giochi della Taurocatapsia (in cui dei giovani volteggiavano sulla groppa dei tori) del mito dei giovani divorati dal Minotauro, il riconoscere nel labirinto la reggia di Cnosso con i suoi infiniti corridoi e meandri, sono chiavi di lettura storiche, che non esauriscono però l'interpretazione del valore simbolico del labirinto, o dedalo, la cui valenza è certamente più oscura e complessa.
18 Quella che io definisco Paleocreta.
19 . Del resto la correlazione storica con i rapporti Atene-Creta sono dimostrati non solo della vicende del mito del Minotauro, ma anche da quelle relative al mito di Scilla che, secondo il Graves, ci parlerebbe delle controversie tra l'isola e la città attica in periodo anteriore al 1400 a.C., vale a dire prima del sacco di Cnosso (Si veda anche Strabone e Ovidio nelle "Metamomorfosi"). In altre parole i sette fanciulli che gli Ateniesi inviavano a Creta per il Minotauro dovevano corrispondere ai sostituti del Re di Cnosso (Il paredro) nell'ultima fase della società matriarcale. Il sacrificio di stranieri era cioè preferibile al sacrificio di giovani Cretesi. Del resto sembra acquisita la cittadinanza Ateniese di Dedalo (il padre del "labirinto") che discendeva da Eretteo ed apparteneva alla famiglia reale Ateniese, esule a Creta dopo la condanna per l'omicidio di Talo.Teseo era figlio di Egeo e di Etra e discendeva da Cecrope
(mitico re di Atene: apparteneva, quindi, alla stessa discendenza di Dedalo). Si era accoppiato a Medea dopo l'impresa del vello d'oro e aveva compiuto altre favolose fatiche.
20 Tant'è che Dedalo per venirne fuori, decise di ricorrere al proprio ingegno: costruì, per sé e per il figlio, delle ali di cera allontanandosi in volo dal luogo di imprigionamento. È noto cosa accadde alla coppia di fuggiaschi quando Icaro decise di non seguire i consigli ai Dedalo: il volo finì in un mezzo disastro come ci hanno chiaramente indicato i mitografi ed i poeti come Apollodoro, Diodoro Siculo, Virgilio e Ovidio.
21 Ricordiamo: l'uccisione dei banditi che infestavano la strada tra Trezene ed Atene; uccisione di Periferte lo zoppo, che ad Epidauro assaliva i viandanti con la sua enorme mazza; uccisione di Sini detto "piziocante" (piegatore di pini) sull'istmo di Corinto; uccisione della mostruosa scrofa di Crommio, che faceva strage della gente del luogo; uccisione del bandito Scirone, che getta in mare i passanti facendoli divorare da una gigantesca testuggine (a Corinto o a Megara secondo le versioni); uccisione dell'arcade Cercione (sulla strada per Atene), solito stritolare i malcapitati che accettassero di lottare con lui; uccisione di Polipemone (padre di Sini: in Attica), che straziava i visitatori della sua casa.
22 Ce li riferiscono Omero, Apollodoro, Pausania, Plutarco, Diodoro Siculo, Filocoro, Simonide, Aristotele, Peonio (tra i mitografi di lingua greca) ma anche Servio, Virgilio, Catullo (tra i mitografi di lingua latina).
23 Secondo alcuni autori era ancora sposato con Medea.

- Isaac Luria


Introduzione
Il Rabbino Qabbalista Isaac Luria è considerato il più grande e celebre studioso del pensiero mistico ebraico. Sebbene il suo diretto contributo letterario sia stato estremamente esiguo (egli non scrisse che poche opere), per onorarne la fama venne dato il suo nome alla scuola qabbalistica di Safed. Il principale divulgatore delle sue teorie fu Hayim Vital, che ebbe la pretesa di essere riconosciuto come l’interprete ufficiale del sistema lurianico, sebbene fosse da alcuni contestato. Nella lingua ebraica egli veniva chiamato Yitzhak Lurya יִצְחַק לוּרְיָא, Yitzhak Ben Shlomo Ashkenazi, ed anche Yitzhak Ashkenazi. Era anche conosciuto come Ari אֲרִי e He-Ari (“Il Leone”) dall’acronimo di Ashkenazi Rabbi Itzhak (“l’Ashkenazita Rabbi Yitzhak"), così Arizal con “ZaL” divenne l’acronimo di Zikhrono Livrakha (“di benedetta memoria” o letteralmente “lasciate che la sua memoria sia benedetta”), una comune onorificenza ebraica per un defunto, e conosciuto anche come Ari Ha-Kadosh ("il Santo Ari").
La giovane età
Egli nacque a Gerusalemme nel 1534 dove il padre, un Ashkenazi dell’Europa centrale, era emigrato dopo il matrimonio con una sefardita e morì a Safed, nella Palestina dell’Impero Ottomano, il 25 luglio 1572 (5 Av 5332). Ancora bambino perse il padre e la madre decise di trasferire la famiglia in Egitto, così che il giovane Isaac potesse essere educato dallo zio Mordecai Francis (fratello della madre), un ricco agricoltore che viveva a Il Cairo, e che lo affidò a sua volta ai migliori insegnanti ebrei. Luria si dimostrò un diligente studente della letteratura rabbinica; sotto la guida del Rabbino Bezalel Ashkenazi (meglio conosciuto come autore di Shittah Mekubetzet), divenne abile nel ramo dell’apprendimento ebraico, sebbene fosse ancora piuttosto giovane. Studiò in una Yeshiva sotto la direzione di David Ben Solomon Ibn Abi Zimra. E, secondo la sua stessa testimonianza, Luria avrebbe anche studiato con il qabbalista Kalonymos.
All’età di 15 anni sposò la cugina e, potendo godere di ingenti mezzi finanziari, fu in grado di continuare i suoi studi. Sebbene inizialmente avrebbe potuto intraprendere la carriera negli affari, egli si rivolse presto verso l’ascetismo ed il misticismo. All’incirca all’età di 22 anni, egli divenne assorto nello studio dello Zohar, una grande opera della Qabbalah che era stata recentemente stampata per la prima volta, e di grandi opere qabbalistiche anteriori abbracciando la vita da recluso. Si ritirò sulle rive del Nilo, e per 7 anni si isolò solo con sé stesso, dando tutto di sé sino alla meditazione. Luria faceva visita alla propria famiglia solo durante lo Shabbat, parlava molto raramente, e sempre in ebraico. I Chassidim gli attribuiscono frequenti colloqui col Profeta Elia durante questa vita ascetica, per la quale fu avviato a sublimi dottrine.
La sua dottrina
La sua concezione del mondo era enormemente influenzata dalle questioni che preoccupavano la comunità dell’epoca traumatizzata a causa delle espulsioni dalla Spagna e dalle azioni dell’Inquisizione. Isaac Luria addusse spiegazioni sorprendenti ma logiche ed intravide il fine della sofferenza del popolo ebraico, il che spiega il successo delle sue tesi e la velocità con la quale si propagarono.
In merito ai massacri, riteneva che la morte fisica non è più di una tappa e che la vita di ognuno sulla terra ha un obiettivo. Spiegò che le mancanze degli uomini macchiavano il Messia e ritardavano la sua venuta. Successivamente un rito di purificazione permetterebbe di accelerarla.
I suoi discepoli
Nel 1569, l'Arizal si spostò verso la Palestina; e dopo un breve soggiorno a Gerusalemme, dove il suo nuovo sistema qabbalistico sembrava aver riscosso scarso successo, seguendo un richiamo interiore, si spostò verso Safed dove ottenne un rapido successo come poeta mistico, iniziò ad insegnare in accademia ed a predicare nelle sinagoghe. Si interessò in particolar modo alle idee del Rabbi Moses ben Jacob Cordovero, e studiò la Qabbalah con lui fino alla sua morte. A Safed formò anche un circolo di qabbalisti ai quali impartì le dottrine per mezzo delle quali egli sperava di stabilire un nuovo punto di partenza per il sistema morale del mondo. A questo circolo appartenevano lo stesso Rabbi Moses ben Jacob Cordovero, Rabbi Shlomo Alkabetz, Rabbi Joseph Caro, Rabbi Moses Alshech, Rabbi Eliyahu de Vidas, Rabbi Joseph Hagiz, Rabbi Elisha Galadoa e Rabbi Moses Bassola. Luria organizzò a Safed la vita dei suoi discepoli i quali si stabilirono in quartieri isolati. Essi si incontravano ogni venerdì, ed ognuno confessava all’altro i propri peccati. Ben presto Luria ebbe due classi di discepoli:  i “novizi”, ai quali spiegava la Qabbalah scolastica, e  gli “avanzati” che divennero i custodi del segreto del suo insegnamento e delle sue formule di invocazione e congiura. L’Ari era estremamente venerato dai suoi discepoli, che gli riconobbero numerosi miracoli e lo consideravano un santo (e-lohi “il divino” è un termine onorario riservato a lui soltanto). Il più rinomato fra gli studenti avanzati fu Rabbi Chaim Vital di Calabria che, secondo il proprio maestro, possedeva un'anima che non era stata macchiata dal peccato del primo uomo (Adamo). In sua compagnia Luria visitò la tomba di Rabbi Shimon bar Yochai e di altri eminenti maestri. Si dice che su queste tombe non ci fossero nomi – l’identità di ogni tomba era sconosciuta – e fu grazie alle visioni del profeta Elia che ogni tomba fu riconosciuta. Il circolo qabbalistico dell'Arizal fu gradualmente ampliato e divenne una congregazione a sé e nella quale le sue dottrine mistiche venivano considerate supreme ed influenzavano tutte le cerimonie religiose. Durante lo Shabbat l'Arizal si vestiva di bianco ed indossava una veste quadruplicata a significare le quattro lettere del Nome Ineffabile. La mattina dello Shabbat, per raccogliere lo spirito etereo della regina dello Shabbat, organizzava processioni nei campi vicini, e poi forniva spiegazioni di carattere generico sulla sua dottrina.
I suoi insegnamenti
L’Ari era solito realizzare le sue conferenze estemporaneamente e, con l’eccezione di diversi lavori e qualche poema qabbalistico in Aramaico per la tavola dello Shabbat, non scrisse mai molto. Il vero esponente del suo sistema qabbalistico fu Chaim Vital di Calabria. Egli conservò tutti gli appunti delle conferenze che i discepoli dell'Arizal fecero; e da questi appunti furono prodotte numerose opere, la più importante delle quali fu Etz Chayim (L’Albero della Vita) in otto volumi. All’inizio quest’opera venne diffusa in copie manoscritte; ed ognuno dei discepoli dell'Arizal doveva impegnarsi, a pena della scomunica, che non venissero fatte copie non autorizzate destinate ad un paese straniero; così che per un periodo tutti i manoscritti rimasero in Palestina. Più tardi, ad ogni modo, una copia fu portata in Europa e venne pubblicata a Zolkiev nel 1772 da Isaac Satanow. In quest’opera sono esposte sia la parte teorica che la meditazione devozionale della Qabbalah basata sullo Zohar.
Gli insegnamenti sulle Sefirot
La funzione caratterizzante del sistema dell'Arizal nella parte teorica della Qabbalah e la sua definizione delle Sefirot è la sua teoria degli agenti intermedi, che lui chiamava Partzufim. Prima della Creazione del mondo, egli disse, l’Ein Sof (Senza Fine) riempì lo spazio infinito. Quando il Creatore decise la Creazione, la ideò secondo le Sue caratteristiche, che quindi appartengono ad altri esseri, e di conseguenza dovrebbero manifestarsi nella loro perfezione. L’Ein Sof si ritirerà nella natura del Creatore o, per usare un termine qabbalistico, il Creatore “restringerà” (Tzimtzum) Sé stesso. Da questa “restrizione” scaturirà la “luce infinita”. Quando a sua volta la luce si “concentrò” nel centro apparve uno spazio vuoto circondato da dieci cerchi o vasi (kelim) chiamati Sefirot (“Numeri Cerchiati”) per mezzo dei quali le infinite realtà, formando un’unione assoluta, possono apparire nella loro diversità; nel “mondo finito” non c’era nessuna reale esistenza di sé.
Tuttavia, la luce infinita non ha completamente svuotato il centro; un sottile raggio di luce ha attraversato i cerchi ed è penetrato nel centro. Ma mentre i tre cerchi esterni, formati da materia pura, per la loro vicinanza con l’Ein Sof, sono stati in grado di sopportare la luce, i cerchi più interni non riuscirono a fare questo e scoppiarono. Fu necessario, pertanto, rimuoverli dall’esposizione alla luce. Per questo scopo le Sefirot, furono trasformate in “cifre” (parzufim, dal Greco πρόσωπον = "viso").
La prima Sefirah divenne Keter ("La Corona"), e fu trasformata nella potenziale esistenza delle tre teste del Macroprosopon (Erech Anpin); la seconda Sefirah divenne Chochmah (“La Saggezza"), nel principio attivo maschile chiamato "Padre" (Abba); la terza Sefirah, divenne Binah ("La Comprensione"), nel principio passivo femminile chiamato "Madre" (Imma); le sei Sefirot, scoppiate, nel "figlio maschio" (Ze'er) che è il prodotto della parte attiva maschile e di quella passiva femminile; la decima Sefirah Malkut, che è ("La Regalità"), nella “figlia femmina”(Bath). Questo procedimento era assolutamente necessario. Il Creatore, all’inizio, aveva creato queste cifre invece delle Sefirot perché così non vi sarebbe stata alcuna forma di male al mondo e di conseguenza nessuna ricompensa né punizione; la fonte del male è nella rottura delle Sefirot o vasi (Shvirat Keilim), mentre la luce di Ein Sof produce solo ciò che è buono.
Queste cinque cifre si trovano in ognuno dei Quattro Mondi: il mondo degli Emanati (Atzilut), la Creazione (Beri'ah), la Formazione (Yetzirah), ed il mondo delle Azioni (Asiyah) che rappresenta il mondo materiale. Il sistema psicologico dell’Ari, sul quale è basata la sua Qabbalah devota e meditativa, è strettamente connesso con le sue dottrine metafisiche. Dalle cinque cifre, disse, scaturivano cinque anime, Nefesh ("Lo Spirito"), Ru'ach ("Il Vento"), Neshamah ("L’Anima"), Chayah ("La vita"), e Yechidah ("Il Singolare"); la prima di esse divenne la più bassa e l’ultima la più alta. (Fonte: Etz Chayim). L’anima dell’uomo è il collegamento fra l’infinito ed il finito e, come tale, ha un carattere multiforme. Tutte le anime destinate alla razza umana furono create assieme ai vari organi di Adamo. Così come esistono organi superiori ed inferiori, ci sono anche anime superiori ed inferiori, tutto questo in accordo con gli organi alle quali sono rispettivamente assegnate. Così ci sono le anime del cervello, le anime dell’occhio, le anime della mano, e così via. Ogni anima umana è una scintilla (nitzotz) di Adamo.
Il primo peccato del primo uomo causò confusione fra i vari ordini delle anime: il superiore mischiato con l’inferiore; il bene con il male; così che persino le anime pure ricevono una miscela di male o, come le chiamava Luria, gli elementi dei “gusci” (Kelipoth). Dalle classi inferiori delle anime proviene il mondo pagano mentre da quelle superiori venne emanato il mondo del popolo d'Israele. Ma, come conseguenza alla confusione, il passato non è stato del tutto spogliato della sua bontà iniziale ma non è neanche completamente libero dal peccato. Questo stato di confusione, che dà un continuo impulso verso il male, finirà con l’arrivo del Messia, che instaurerà il sistema morale del mondo su una nuova base. Fino all’arrivo di questo momento l’anima dell’uomo, a causa delle proprie mancanze, non può tornare alla fonte e deve vagare non solo attraverso i corpi degli uomini e degli animali ma anche attraverso le cose inanimate come il legno, i fiumi e le pietre.
Il ritorno dell’anima
Alla dottrina del “gilgulim” (reincarnazione delle anime) Luria aggiunse la teoria del riempimento (ibbur) delle anime; che sta a significare, che se un’anima purificata ha trascurato qualche obbligo morale religioso nel proprio cuore, deve ritornare alla vita terrena, e legare la sua anima ad una persona in vita, ed unirsi ad essa per placare tale oblio. Altre volte, l’anima defunta di un uomo liberato dai peccati, discende ancora sulla terra per supportare un’anima debole che si sente inadeguata nel proprio compito. Questa unione, che si può estendere a tre anime in una vita, può solo avere luogo fra anime di carattere omogeneo, fra quelle anime che sono scintille di uno stesso organo di Adamo. La “Diaspora” (dispersione) di Israele avvenne con l’unico scopo della salvezza delle anime degli uomini; prima le anime purificate degli Israeliti soddisfaranno la profezia di diventare "la luce che illumina i popoli”, poi dovranno condurre alla correzione tutte le anime degli uomini delle altre razze, per salvarle dalle influenze demoniache.
Secondo l'Arizal l’uomo porta sulla sua fronte un segno attraverso il quale si può imparare la natura della propria anima: a quale classe e grado appartiene; il rapporto esistente fra lei ed il mondo superiore; gli spostamenti che ha già compiuto; il mezzo attraverso il quale l’anima può contribuire alla costituzione del nuovo sistema morale del mondo; come può essere liberata dalle influenze malvagie. E’ attraverso l’anima che si giungerà all’unione, e questa unione può diventare effettiva tramite formule di congiura.
Shabbetai Tzvi
La Qabbalah lurianica fu accusata da alcuni di essere la causa della diffusione del falso Messiah Shabbetai Tzvi. Tuttavia, rimane la principale scuola del misticismo nel Giudaismo e ha un’importante influenza sul Chassidismo e sui qabbalisti sefarditi. In effetti, solo una piccola parte degli Ebrei mistici di oggi appartengono ad altri rami di pensiero nel misticismo dello Zohar. Alcuni qabbalisti ebrei hanno detto che i seguaci di Shabbetai Tzvi rifiutarono fortemente gli insegnamenti di Luria perché il suo metodo smentiva i loro concetti. D’altro canto i Shabbateani usarono i concetti di Rabbi Luria dei “nitzotzot” intrappolati nei “kelippot” e delle anime pure mischiate con le impure, (vedi sopra) per giustificare alcune delle loro azioni contraddittorie.
L’influenza sulla cerimonia
L'Arizal introdusse il suo sistema mistico negli osservatori religiosi. Per lui ogni comandamento aveva un significato mistico. Lo Shabbat con tutte le sue cerimonie fu visto come l’incarnazione della Divinità nella vita temporale; ed ogni cerimonia avvenuta in quel giorno, veniva considerata come se avesse un’influenza sui mondi superiori. Ogni parola ed ogni sillaba delle preghiere prescritte, contengono nomi nascosti del Creatore sui quali si dovrebbe meditare con devozione mentre le si recitano. Nuove cerimonie mistiche furono ordinate e codificate con il nome di Shulkhan Arukh heAri ("Il Codice della Legge dell’Ari") (confrontare Shulkhan Arukh con Rabbi Joseph Karo).
L’influenza sull’Ebraismo moderno
Gli insegnamenti dell’Ari sono stati ampiamente accettati nell’Ebraismo Ortodosso, sebbene non tutti i gruppi seguano le abitudini che egli iniziò o riprese. Quelle comunità che tendono molto a minimizzare o evitare l’influenza dell’Ari principalmente sono formate da alcuni Litvish e gruppi Ortodossi Moderni, così come una notevole parte degli ebrei Yemeniti Baladi ed altri che seguono una forma di Giudaismo della Torah in linea con le autorità classiche come Maimonide e Gheonim (vedi Dor Daim) e gli ebrei spagnoli e portoghesi.
I discendenti dei tempi moderni
Molti membri della comunità ultra-ortodossa di Safed e di Gerusalemme affermano di poter risalire nel loro lignaggio sino a Luria. Il Movimento Lubavitch considera gli insegnamenti e le pratiche dell’Ari come le principali influenze sulle proprie dottrine e pratiche. Inoltre gli odierni mekubalim mizra`him (qabbalisti orientali) seguendo la tradizione di Rabbi Chayim Vital e l’eredità mistica del Rashash e considerano se stessi legittimi eredi dell’Ari ed anche in linea con i suoi insegnamenti.
wikipedia

11 giugno 2012

- Il mito narra le tragiche morti dei figli degli dei.


Dopo molti anni di letture disordinate mi sono trovato a cogitare su certe situazioni, credenze e costumi di popoli antichi e ad accorgermi che questi, magari sotto vesti diverse, si ritrovano quasi in ogni altra parte del mondo. Esiste una scienza che studia questi fatti, l’antropologia, di cui però so poco. In verità, fra i miei testi ci sono, a parte “Topolino”, i classici greci, il Ramo d’oro di Frazer, e qualcosa dello psicanalista Jung, profondo studioso di culture e di religioni primitive, fondate su quello che chiamò “inconscio collettivo”.
Poi ammetto che considero mito e religione sinonimi.
Comincerei dal mito egizio di Osiride, che, come sapete, è il più antico e documentato, anche se di esso vi sono versioni leggermente diverse. Ciò che qui m’interessa è il tema della fertilità e della rinascita della natura, il ciclo delle stagioni, il tema della morte e della resurrezione. Dal nun, caos, tutto ha origine. Partiamo sommariamente da una cosmologia, che non è l’unica, e che vede al principio l’esistenza del Nun, elemento liquido, identificabile col Caos dei greci, cioè una massa non organizzata che contiene i germi della vita. Da questo Caos viene fuori il Sole, il dio che crea se stesso, dagli egizi raffigurato come uno scarabeo, e chiamato Ra Helios ed è il re degli dei. Ra crea le sostanze divine del secco e dell’umido, cioè il Cielo, in egizio Nut, e la Terra, Geb, dalla cui unione nascono quattro figli: Iside, Osiride, Seth e Nefti. Di questi, Seth e Nefti sono sterili. Invece Osiride e Iside, che costituiscono il ponte di passaggio tra la creazione e gli uomini, tra il mito e la leggenda, rappresentano il prototipo della coppia reale, faraonica. Osiride è il dio delle messi e della fertilità, collegato al vino, alla vegetazione e all’acqua, che con le piene del Nilo apporta vita alla terra d’Egitto.
Arriviamo ora all’evento più importante, che probabilmente allude alle lotte per l’unione fra il basso e l’alto Egitto. Osiride, primo faraone, è assassinato a tradimento dal fratello Set, tanto somigliante al biblico Caino, per usurpargli il trono. Seth fa a pezzi il cadavere e ne disperde le membra per tutto l’Egitto. Iside, sua sposa fedele, con l’aiuto della sorella Nefti, va alla ricerca di questi resti, li trova e li ricompone, imbalsama il corpo di Osiride e gli dà sepoltura. Ma la regina vedova è incinta, partorisce un figlio postumo, Horus, raffigurato con la testa di falco, omonimo del dio solare, duplicato di Osiride, che in qualche modo in lui risorge dalla morte.
Ecco la prima morte e la prima resurrezione di un dio.
Il divino raggiunge gli umani e li governa
Se ora dall’Egitto ci spostiamo in Grecia, intellettualmente molto più evoluta e articolata, e al vicino Oriente, duemila anni dopo, ci troviamo di fronte a un mondo profondamente immerso in una dimensione esistenziale e religiosa. Ogni evento umano ha una corrispondenza nel soprannaturale e nel divino. In verità, si ha la sensazione che i Greci, più che tendere al divino, cerchino piuttosto di farlo scendere sulla terra, di umanizzare gli dei, tanto da attribuirgli qualità umane, tanto da dialogare con loro. In realtà antropomorfizzano le proprie voci interiori e il proprio inconscio sotto forma di divinità. Uno psichiatra, oggi, potrebbe definire questo come un comportamento schizofrenico. Difatti, fra gli dei sono comuni la gelosia, l’invidia, l’ira, la vendetta, la menzogna, la truffa, l’omicidio, lo stupro. Basta leggere qualche pagina di Aristofane.
Quasi lo stesso che càpita agli Ebrei.
Geova parla, anche se nascosto, con Adamo, con Abramo, con Mosè, con altri profeti.
E’ iroso, (Num. 32:13), intollerante, (Gen. 6:7), vendicativo, (Isa. 34:2), incita all’omicidio, (Deut.13:9 – Gen. 21:22), al genocidio, (Gio. 3:10), permette l’adulterio, (Gen. 16:4), l’incesto, (Gen. 19:36), in plateale contraddizione con i dieci comandamenti, (in verità copiati pari pari dal capitolo 75 del Libro dei morti egiziano, più antico di 2000 anni), e che, all’occasione, un Abramo, un Davide un Giacobbe, un Salomone non si fanno scrupolo di violare, restando prediletti da Geova. Lo strazio e la morte di un dio ... che risorge.
Esaminando i miti orfici e dionisiaci, siamo colpiti dal fatto che queste storie presentino diversi elementi fondamentali comuni a quelle degli altri popoli. Vediamo Zeus, padre degli dei, che sotto l’aspetto di serpente (!) seduce Selene, la figlia di Cadmo, re di Tebe. Da quest’incontro nasce Dioniso, bimbo semidio che sarà allevato dal re Atamante e da sua moglie. Nella mitologia greca Dioniso rappresenta la parte più primitiva e irrazionale dell’uomo, a differenza di Apollo, che corrisponde alla parte più razionale ed evoluta.
Si narra, dunque, che, Dioniso, da giovane, invita le figlie del re Atamante a partecipare ai suoi riti: le tre sorelle rifiutano ed egli, offeso, le fa impazzire. Per questo, una di loro fa a pezzi il proprio figlio e insieme se lo mangiano. Infine Dioniso viene rapito dai Titani, giganti che simboleggiano le forze della natura. Aveva cercato di sfuggire ai rapitori assumendo l’aspetto di un caprone, di un leone, di un serpente, di un toro. Ma proprio sotto la forma di toro, i Titani lo catturano e lo fanno a pezzi e ne mangiano la carne cruda. Per vendicarlo, Zeus stermina i Titani con un fulmine e dalle loro ceneri nascono gli uomini, che in tal modo partecipano anche di Dioniso: quindi anima divina, e corpo terrestre, perché portano in sé la parte dei Titani. Però la dea Atena recupera e riunisce la testa e i resti di Dioniso, che così risorge, e sale nell’Olimpo, fra le altre divinità. Cambiano i protagonisti, ma la storia, o meglio, il rituale si ripete. In comune:
la follia provocata dal dio,
l’uccisione del figlio maschio,
il farlo a pezzi,
il cibarsene.
Lo smembramento e la resurrezione di Dioniso rappresentano il mito cosmico dell’eterno rinnovamento, della morte e della rinascita, e del ritorno al caos come presupposto di nuovo ordine cosmico. Così la lettura del mito diventa chiara: la creazione nasce dall’unione fra il cielo e la terra (Zeus con Semele, chiamata anche Persefone). La ripetizione del sacrificio del figlio di Zeus, lo smembramento e la consumazione del suo corpo, garantiscono fertilità e abbondanza, e in termini traslati, simbolici, partecipazione della divinità e promessa di salvezza eterna.
Lo stesso mito per popoli diversi.
Il mito della fertilità e del rinnovamento della natura collegato all’avvento di un dio sulla terra, alla sua uccisione e resurrezione, è tra i più diffusi: lo si ritrova in civiltà tra loro molto remote, come la mediterranea e la polinesiana. Mircea Eliade descrive il rito di una setta indiana che usava comprare uno schiavo, da destinare a vittima sacrificale. Lo tenevano con loro per alcuni anni, gli permettevano anche di sposarsi e avere figli. Infine, con una cerimonia a carattere orgiastico, lo consacravano e lo veneravano per parecchi giorni. Poi, dopo averlo drogato, lo strangolavano e lo tagliavano a pezzi. Ogni villaggio riceveva il suo pezzo che veniva sepolto nei campi, perché portasse la fertilità. Non fece così Seth con il corpo di Osiride? In tutta un’altra parte del mondo, in Messico, racconta uno dei primi missionari spagnoli, Bernardino de Sahagun, gli atzechi facevano questa cerimonia: formavano con una pasta di farina la statua di un dio, la facevano a pezzi, davano da mangiare al re il cuore, dividendo fra il popolo il resto del corpo.
Chiara allusione di più antichi sacrifici umani. Parliamo ancora di Dioniso
Ma torniamo al mito di Dioniso, a un episodio di Dioniso giovane, che costituisce la trama della tragedia Le Baccanti, di Euripide.
Teniamo presente che Euripide, come del resto fa Omero, riferisce nel 400 a.C. leggende di molti secoli prima. Dunque: Dioniso, sotto la forma di un giovane, con lunghi capelli che lo fanno sembrare una ragazza, arriva dall’oriente a Tebe, con un seguito di donnacce sbrindellate, che battono tamburi, suonano flauti, ballano e cantano, turbano la quiete pubblica. A proposito, l’ingresso di Dioniso a Tebe non ricorda quello di un altro figlio di un dio, a Gerusalemme, fra turbe di sventolatori di rami di ulivo, che gridano e cantano? E poi viene incarcerato come pericoloso terrorista e poi crocefisso? Il giovane re di Tebe, Penteo, ordina ai suoi soldati di imprigionare questo disturbatore e di tagliargli per punizione i capelli. Dice Euripide:
“….è arrivato qui uno straniero,
uno stregone, un incantatore, dalla terra di Lidia,
con i riccioli biondi, e la chioma profumata,
con la faccia colore del vino, e le grazie di Afrodite negli occhi:
passa con le ragazze i suoi giorni e le sue notti,
e le seduce, con l’aiuto dei suoi misteri giocosi.”
Penteo guarda Dioniso come uno sceriffo del Texas può guardare un predicatore, un santone che invade il paese con una turba di donne di malaffare. E’ ovvio che lo sbatta in galera e voglia giustiziarlo. Ma in questo caso ad essere offeso è un dio. Penteo commette un sacrilegio! Sulla scena il coro grida vendetta al cielo.
Dioniso vendicato dalle baccanti
La punizione non tarda a venire. Trema la terra per un violento terremoto, (anche un’altra volta la terra tremerà per la morte di un dio), crolla un’ala del palazzo, il dio risorge dalle tenebre e ritorna alla luce e alle sue donne.
Dice Euripide:
“O donne barbare, percosse dalla paura, perché siete cadute così per terra?
Suvvia, alzatevi…”
Non erano delle donne a cercare i resti di Osiride? Non saranno delle donne a cercare nel sepolcro un altro dio risorto?
Dioniso si vendica:
Penteo è privato della ragione, non ha più volontà, è plagiato, ora è lui il prigioniero. I ruoli s’invertono. Dioniso lo porta sul monte Citerone, dove sono radunate le donne, le baccanti, che si sfrenano nelle loro orge rituali, e queste, invasate, sotto l’effetto del vino e delle danze, aggrediscono il re Penteo, lo fanno a pezzi e lo divorano. Ed è proprio sua madre, la regina, anche lei baccante irretita da Dioniso, che non lo riconosce, e lo uccide e ne porta la testa su un palo. Poi danza, come danzerà Salomè per Erode che le ha donato la testa di Giovanni Battista. Di Penteo ucciso dalla Baccanti c’è a Pompei, nella casa dei Vetti, un bellissimo affresco. Penteo così viene trasformato in capro espiatorio, in vittima sacrificale, sostituto e immagine di colui al quale viene sacrificato. Infatti, ricordiamo che anche Dioniso era stato mangiato dai Titani. Caratteristica del mito dionisiaco è il suo aspetto tragico: la madre uccide, sbrana e divora il proprio figlio, che è un dio, nutrimento terrestre e comunione degli uomini. Se pensiamo a Freud, questa omofagia del figlio da parte della madre induce a sospettare un incesto.
Una lettura del mito
Certamente rappresenta l’opposto del parto e dell’allattamento, la negazione del dare la vita, un ritorno alle origini, al caos primordiale, perché solo così il ciclo della creazione possa cominciare da capo. In termini religiosi ed esoterici il greco Dioniso e il romano Bacco rappresentano tutti i fluidi vitali, acqua, latte, vino e sperma, che sono alla base degli antichi riti agricoli della morte e resurrezione delle divinità della natura.
Per questo motivo in alcune immagini primitive il Cristo, soprattutto in ambiente orientale, è raffigurato fra i tralci della vite, come Dioniso.
Lo scenario cristiano
Terzo grande scenario da prendere in considerazione è quello cristiano, apertosi 400 anni dopo la morte di Euripide. Una nuova religione sta per sostituirsi alle precedenti, nuovi miti sostituiscono gli antichi. Già prima abbiamo trovato tanti punti di contatto con la tragedia di Euripide: vi sono addirittura espressioni sovrapponibili e situazioni analoghe.
Euripide faceva dire a Dioniso: “Ho lasciato la mia forma divina, ho assunto una forma mortale…” E ancora: “Da molto tempo Zeus, mio padre, ha stabilito queste cose…” E più oltre:“Dov’è il dio? Non si manifesta, infatti, ai miei occhi.” “E’ accanto a me: ma tu, che sei empio, tu non lo vedi.” Non sembrano parole dei vangeli ?
La liturgia cristiana è la continua ripetizione simbolica della nascita, della vita, della morte e della resurrezione del figlio di dio, avvenimenti disposti nel ciclo dell’anno solare, in singolare analogia con solstizi ed equinozi, con la semina autunnale, la fioritura primaverile, il raccolto estivo. Alla base di tutto la necessità, miracolosa, per il seme, di morire nell’oscurità della terra, per poter fruttificare. Il pensiero corre indietro al mito di Persefone, che vive sei mesi negl’inferi, e sei mesi sulla terra. Solo che, in un rituale che è ri-creazione, cioè nuova creazione, continua ricapitolazione della morte e della resurrezione di un dio, il tempo cosmico e il tempo storico si identificano. E anche le figure, e le situazioni, sono opposti di un’unica persona: nel Cristo coesistono il dio padre e il figlio di dio; il dio creatore e il dio uomo. Egli è contemporaneamente il sacrificato e il sacrificatore, attraverso la bocca del prete, che è nello stesso tempo suo vicario e suo carnefice. Come l’altare, che è nello stesso tempo tavola dell’ultima cena e tomba; la croce che è insieme strumento di tortura e simbolo di salvezza; l’ostia che è nello stesso tempo corpo del sacrificato e alimento dell’anima; la via crucis che corrisponde alle violenze e alle profanazioni dei riti pagani e nello stesso tempo è un itinerario verso la resurrezione. E la divisione dell’ostia in due parti, che il prete fa sopra il calice, (prima di mangiarla), e la distribuzione della comunione ai fedeli, (che la mangiano), non ricordano per caso i corpi fatti a pezzi e mangiati, come nei riti pagani? Ma è il Cristo stesso che nell’ultima cena spezza il pane, che è il suo corpo; fa bere il vino, che è il suo sangue. (Anche se la Bibbia proibisce di bere il sangue.) Questa dualità e questo contrasto costituiscono gli elementi indispensabili per il verificarsi del dramma rituale. Dramma nel quale lo spettatore, cioè il credente, deve per forza credere, per poterne far parte. Parlo di dramma, ed in effetti la liturgia è una recita, anche se oggi non più così teatrale come le sacre rappresentazioni del Medio Evo. Il figlio di dio nasce ogni Natale, (che fra l’altro coincide con la festa del Sol Invictus persiano, cioè la resurrezione di Mitra), muore ogni giovedì santo, risorge ogni Pasqua. I fedeli lo uccidono con i loro peccati e, moderni cannibali, se ne cibano per rinascere essi stessi e per partecipare al divino.
Per concludere: non è qui prevista l’avventura in una disputa teologica.
Tutti questi miti costituiscono un patrimonio di simboli trasmessi da generazioni preistoriche fino ad oggi, originati da esperienze, emozioni, leggende, storie, poesia, in cui si può trovare tutto e il contrario di tutto. Può essere interessante interpretarli e la massoneria invita a farlo.
Quindi osservazioni antropologiche sono, e tali restano.
Però, la mente corre alla giustifica di Tertulliano: “credo quia absurdum”.
Significa quindi che bisogna credere ai miti, alle invenzioni, alle mistificazioni?
Il bello, anzi il vero assurdo, è che proprio in base a questa affermazione, la maggior parte degli uomini si professa credente.
Fatti loro, naturalmente.
Ma ci sono anche gli uomini del “Cogito, ergo sum”.
Esisto, dice Cartesio, solo perché penso, perché indago i fatti e cerco di dimostrarne le cause, la natura, il fine.
E’ ovvio che millenni di fede rivelata, e imposta, (e anche i filosofi hanno avuto la loro parte) hanno condizionato, quasi geneticamente, l’uomo al bisogno di una metafisica che gli dia conforto, che soprattutto - questo è il nocciolo del problema - lo liberi dal terrore della morte.Tuttavia non sarebbe male ricordare le tranquillizzanti e serene parole di Immanuel Kant: “Il cielo stellato sopra di me, la mia coscienza dentro di me.”
Parole che lasciano uno spiraglio aperto al mistero, cosa oltretutto molto poetica, - e la poesia può imporsi lì dove la conoscenza scientifica e la ragione non arrivano, o non sono ancora arrivate, - ma, al tempo stesso, umilmente e orgogliosamente, è affermata la sacralità autonoma dello spirito umano.
Purtroppo, come ammise il romano Sallustio:
Queste cose non avvennero mai, ma sono sempre.

Da Opus Minimum
Francesco Bianchi

note:
1 Ogni creazione parte da un incesto, anche se, com’è stato accertato, in Egitto la pratica era diffusa in tutte le classi sociali.
2 E’ da chiedersi se questo non sia un atto di concimazione, di nutrimento, di arricchimento della terra.
3 La dea della ragione.