15 febbraio 2013

- GLI SCRITTI DEL LUOGO NASCOSTO




GLI SCRITTI DEL LUOGO NASCOSTO – IL LIBRO DELL’AMDUAT NELL’ARCHIVIO STORICO BOLAFFI
Federico Bottigliengo, ed. AdArte Torino 2012, pp. 67, illustrazioni a col. nel testo e una grande tavola a col. f.t. - € 24,00.

Segnaliamo questo conciso ma interessante saggio di Federico Bottigliengo, egittologo e collaboratore del Museo Egizio di Torino, concernente un papiro mai prima pubblicato in italiano, il papiro Bolaffi, e costituito da una silloge di alcune parti del Libro di ciò che è nell’Amduat, uno dei più importanti testi egizi facenti parte del corredo funerario dei Faraoni del Nuovo Regno (la cui prima redazione si trova sulle pareti della tomba della regina Hatshepsut, 1479-1458 a.C.) e solo in epoca tarda, durante il Terzo Periodo Intermedio (1070-664 a.C.), diffuso tra i sacerdoti tebani di Amon, i quali avevano usurpato il potere faraonico sull’Alto Egitto instaurando una sorta di teocrazia con capitale a Tebe.
In questa fase di decadenza dell’Egitto si cominciano a diffondere, fino a divenire usuali, raccolte più o meno brevi di quei testi funerari che prima costituivano appannaggio esclusivo dei Faraoni e si ripete quanto era accaduto nei periodi più antichi, quando con la fine dell’Antico Regno i Testi delle Piramidi, scolpiti nelle sepolture regali, erano stati trasformati in raccolte di formule magiche prima dipinte all’interno dei sarcofagi dei funzionari egizi (Testi dei Sarcofagi), poi redatte su papiro e disponibili anche a coloro che non facevano parte della corte del Faraone.
Con un linguaggio facilmente accessibile ai non specialisti, ma sempre ispirato a stretto rigore scientifico, Bottigliengo ripercorre la storia e l’evoluzione di questi testi: la loro diffusione prima tra le classi di rango sacerdotale e poi nei ceti sociali della borghesia alta e media si accompagna ad una progressiva riduzione dell’estensione grafica di essi, fino a ridurre un intero testo a poche immagini e formule, le quali si riteneva avessero lo stesso valore sacrale del testo originale sulla base della concezione della pars pro toto. Ultimo termine di questa catena di volgarizzazioni semplificate sarà il Libro delle respirazioni, che nel periodo tolemaico e poi romano costituirà la silloge più diffusa di formule rituali trascritte per  accompagnare il defunto nel post mortem.
Il papiro Bolaffi descritto e tradotto da Bottigliengo e risalente circa al 950 a.C. è l’espressione tipica di questa reductio di un testo sacro di grande importanza qual è il Libro di ciò che è nell’Amduat: in esso parti della VII, IX, X, XI e XII Ora (così vengono chiamate le dodici sezioni del testo)  vengono assemblate con testi ed immagini non sempre correttamente correlate tra di loro, verosimilmente segno dell’incomprensione da parte dello scriba di quanto andava riportando dal testo originale integrale, il che ci dà la misura della decadenza in atto del pensiero religioso a seguito del prevaricare del potere sacerdotale su quello sacrale del Faraone. Interessante il fatto, unico in questo genere di scritti, che il papiro Bolaffi contenga anche una parte della VII Ora: poiché il Libro dell’Amduat può essere diviso in quattro grandi sezioni, ciascuna riferita ad una città e a un Dio del pantheon egizio, è singolare la “intrusione” di un’Ora appartenente ad un diverso àmbito nella sezione finale del viaggio di Râ nell’Oltretomba, e precisamente il viaggio del Sole ad Heliopolis, che costituisce il soggetto delle ultime quattro Ore.
La traduzione del testo, riportato sia in scrittura geroglifica sia nella sua translitterazione, dà un’idea della complessità del mondo dell’Al di là, nel quale agiscono non solo gli Dèi più conosciuti, quali Osiris, Khepri, Atum e Shu, ma anche i “dèmoni” dell’oltretomba, come correttamente Bottigliengo chiama queste divinità “specializzate” che accompagnano e proteggono il Dio durante il suo viaggio notturno, assimilandole al dàimon greco, entità del tutto differente dal demonio cristiano, figura negativa e maligna.
L’Autore sottolinea il carattere iniziatico di questo Libro: le istruzioni contenute in esso, infatti, sono dette esplicitamente nel testo essere “di grande giovamento sulla terra” non solo per il defunto ma anche per i viventi, significando in tal modo che la conoscenza delle formule e della loro retta pronuncia consente già prima della morte la possibilità di partecipare alla “vita” del Dio solare, argomento di cui abbiamo approfonditamente trattato in un nostro saggio (La via iniziatica dei Faraoni,ed. Simmetria 2007), basandoci sull’analisi dei testi e delle figure del Libro di ciò che è nell’Amduat presente nella forma integrale nelle tombe di Thutmosi III e di Sethi I.
A chiusura del suo saggio, Bottigliengo offre al lettore un utilissimo Lessico delle parole e dei termini adoperati nel papiro, nel quale i segni geroglifici e la loro lettura sono affiancati ai corrispondenti significati in lingua italiana, il che consente a chi non sia specialista nella materia egittologica di poter comprendere il significato delle parole nella loro forma originale.

 Paolo Galiano

2 febbraio 2013

- Che cos’è veramente l’Alchimia




L’Alchimia è un’arte segreta che affonda le sue radici nella notte dei tempi. Questa scienza sacra e iniziatica  non è affatto l’antenata ignorante e superstiziosa della chimica moderna, come vuole il classico luogo comune ormai radicatosi nella nostra cultura.
Fonte esoteriche prestigiose affermano che, in Egitto, quando il deserto era ancora una verde pianura, ancora prima che fossero edificate le maestosi piramidi, una ristretta elite di re-sacerdoti conosceva e si tramandava di generazione in generazione il segreto della duplice strada della trasmutazione dei metalli e della rigenerazione dell’uomo.
La vera Alchimia e i veri alchimisti sono sempre esistiti, esistono anche oggi ed esisteranno sempre.
Fulcanelli, Canseliet, Atorene ecc… sono i moderni depositari di un formidabile e pericoloso segreto che tramite Egiziani, Greci, Arabi, Templari e costruttori di cattedrali è pervenuto fino a noi.
Testi come: Corpus Ermeticum, Splendor Solis, Atalanta fugiens, Mutus Liber ed altri, grazie all’opera di Fulcanelli e Canseliet questi testi da sempre sigillati si sono aperti a noi e a quanti abbiano voluto credere a questa realtà sommersa, a questo sapere originale che in incognito accompagna da millenni il sorgere e il decadere delle nostri brevi civiltà sopravvivendovi immortale.
L’alchimista, può essere indifferentemente ebreo o cristiano, musulmano o taoista, egli crede comunque nella Divinità Unica che ha emanato l’universo.
L’Alchimia è una Scienza Divina. E’ Dio il grande architetto dell’universo, da lui è venuta in origine, per rivelazione e illuminazione, la conoscenza alchemica con le sue tecniche arcaiche, ma raffinate, di manipolazione dei metalli.
Proverò di seguito a indicare quali fossero, e siano tuttora, gli scopi e i mezzi di realizzazione di questa arte del fuoco, arte di fabbri-magi e di re-sacerdoti.
L’Alchimia, chiamata anticamente anche ars regia, arte dei re, era appannaggio esclusivo della classe reale-sacerdotale, sia nell’epoca astorica, mitica e leggendaria, delle civiltà scomparse, che in quella egizio-sumera, a noi più vicina e familiare.
Essa aveva e ha tuttora come scopo principale la palingenesi dell’essere umano, cioè la sua divinazione, la reintegrazione dell’uomo decaduto nella natura incontaminata della genesi.
L’alchimista che porta a termine la Grande Opera, realizza individualmente quello che a livello universale è lo scopo della creazione secondo la volontà divina.
Secondo la teoria generale alchemica tutto nell’universo procede verso l’evoluzione; l’uomo attraversa cicli e cicli di incarnazione per avvicinarsi alla deificatio, l’unione con la Divinità creatrice-emanatrice del cosmo.
Quello  di seguito è un’aberrazione assoluta secondo la scienza moderna.
I metalli stessi non sono stati prodotti dalle varie cause naturali ( termiche, chimico-fisiche ) una volta per tutte, ma letteralmente maturano e crescono nel corso del tempo nelle loro miniere, nelle vene della Madre Terra che li nutre con il proprio latte o liquore metallico, un misterioso fluido universale che fa da medium tra il fuoco interno posto al centro della terra e il fuoco celeste del Sole e degli astri nel firmamento.
Il loro grado di evoluzione e di purezza li avvicinerebbe, nel corso di eoni, al loro stato ideale di perfezione: l’ORO.
L’oro è il re dei metalli, rappresenta lo stato perfetto e maturo del mondo minerale come la divinizzazione rappresenta quella dell’uomo; da qui una stretta simbologia di relazione con la regalità, la luce e la divinità.
L’alchimia asserisce di possedere la conoscenza e i mezzi per accelerare il lentissimo processo naturale sia per quanto riguarda la maturazione dei metalli che dell’essere umano. L’energia che la rende in grado di fare questo (cambiare in pratica la struttura atomica degli elementi fondamentali e di pari passo la nostra natura spirituale interiore ) è una energia radiante : si tratta di quell’agente celeste, quel flusso cosmico che i testi hanno unanimemente indicato come loro Fuoco Segreto.
Il rapporto profondo tra Alchimia e spiritualità appare evidente considerando il fatto innegabile che l’energia spirituale cosmica ( vero agente di perfezionamento e di trasformazione universale ) è unica e proviene da Dio.
E così, alla domanda chi è realmente un alchimista ?
Si potrebbe  rispondere : Amante della saggezza, che è istruito sulle segrete operazioni della natura, e che imita i suoi procedimenti per pervenire a produrre delle cose più perfette di quelle della natura stessa.
Il nome dei filosofi è stato donato da sempre a coloro che sono veramente istruiti sui processi della Grande Opera che si chiama anche  Scienza e Filosofia Ermetica.
Una definizione ancora più sintetica dell’alchimia, diremmo che si tratta di una scienza e di una filosofia dello spirito al tempo stesso che porta l’uomo e la natura alla loro perfetta evoluzione.

TEORIA GENERALE ALCHEMICA

En to pan, Uno il tutto, in queste parole è contenuto il senso profondo e la pietra di fondamento della teoria alchemica; solo su questa base può essere resa possibile una qualsiasi trasmutazione.
Una divina unità è all’origine del cosmo. Possiamo chiamare Dio questa unità e intenderne la manifestazione come logos, verbo, pneuma, luce, vibrazione, forza o energia creatrice.
La Materia e lo Spirito costituiscono i due poli di questa energia divina: positivo-negativo, maschile-femminile, zolfo-mercurio, squadra-compasso.
La materia è una proprio come lo spirito; essi costituiscono insieme quella che potremmo definire una Unità Duale.
La materia in realtà non è costituita che da un diverso livello vibratorio dell’energia, un livello, potremmo forse dire, più lento o pesante che rende il nostro mondo così tangibile, così reale.
Dalla unicità divina consegue direttamente la teoria dell’unità di base della materia stessa, una unità che essa mantiene intimamente pur suddividendosi nei quattro grandi elementi classici: Terra-Acqua-Aria-Fuoco, formando così le infinite combinazioni della natura.
La Materia non è dunque, che Una, suscettibile di produrre un’infinità di forme transitorie che costituiscono i corpi.
In questa unicità della materia, con la conseguente possibilità della trasmutazione dei corpi ( che risulterebbero solo diversi per le diverse orientazioni delle molecole ) l’Alchimia enuncia il Supremo dei Principi.
 “ Niente è stabile quaggiù: tutto non è che un perpetuo divenire, una ininterrotta evoluzione dal Microcosmo al Macrocosmo. L’Umanità marcia costantemente e tende verso una sintesi superiore che realizzerà l’Armonia Universale, la via ideale che porta all’Onniscienza, alla Verità, all’Unità.